Il Detonatore

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SANREMO: CANTATEVELE E SUONATEVELE DA SOLI (di Franco Marino)

Non ho mai rinnegato la mia anima nazionalpopolare e, come tanti, ogni anno mi collegavo a guardare il Festival di Sanremo. In realtà non è che il Festival offra chissà quanti motivi per guardarlo. Canzoni sempre uguali, ogni anno. Tanto che “sanremese” è l’aggettivo indicato per classificare una canzone melensa ma non troppo, con un testo conformista anche quando si atteggia ad anticonformista, ideale per non allarmare troppo un popolo di servitori, che pur avendo avuto l’opera, il melodramma, aver inventato la musica classica, di musica ne capisce così poco da paragonare Achille Lauro a David Bowie, invece di considerarlo per quel che è: un uomo che si veste da donna con la stessa presunzione del malato di mente che si mette le piume illudendosi di somigliare ad una gallina.
Il problema è che non siamo noi a guardare Sanremo, è Sanremo a guardare noi. Come un blindato entra nelle nostre case, attraverso i social, i talk-show ad esso dedicati, le polemiche ridicole – probabilmente taroccate – che sorgono ogni anno, i tormentoni tipo quello di Bugo e Morgan, che se non ci fosse stato subito dopo l’arrivo del Covid, ci avrebbe tormentato per tutto l’anno.

Sono un nazionapopolare dicevo. Ma quest’anno no. Quest’anno non ce l’ho fatta.
Non ce l’ho fatta dinnanzi a Fiorello che ripropone, ogni anno, da vent’anni, la solita comicità da villaggio turistico, piaciona e mai davvero pungente, che compiace il nostalgismo e pettina i più stucchevoli luoghi comuni. Non ce l’ho fatta davanti all’inconsistenza di Amadeus che, senza il suo sfavillante badante di Augusta, rivelerebbe la sua reale dimensione di dignitoso conduttore di telequiz ma nulla più. Non ce l’ho fatta di fronte a quelle poltrone vuote, mirate a legittimare l’orrenda dittatura sanitaria che si è impadronita di questo paese e che – se ci lascerà – non ci lascerà se non a prezzi pesantissimi. Non ce l’ho fatta ad ascoltare le musiche, sempre uguali, sempre stantie, la costante propaganda gay personificata da Achille Lauro e dai Maneskin, che qualcuno vorrebbe pronti ad una dimensione internazionale solo perchè scimmiottano David Bowie e i Queen (ma come cazzo vi viene in mente di paragonarli? Ma siete seri?)
Non ce l’ho fatta a vedere Ibrahimovic che sta a Sanremo come il sassofono in un pezzo degli Iron Maiden.
Non ce l’ho fatta ad assecondare uno spettacolo che ricalca alla perfezione la reale dimensione della televisione italiana: un caravan serraglio ove ormai – è proprio il caso di dirlo – se la cantano e se la suonano.

Da mesi, per difesa, ho staccato il televisore, ho smesso di leggere i giornali. L’informazione e l’intrattenimento, se voglio, me li vado a cercare altrove.
Ma sinceramente, voi credete davvero che sia vita questa?
Che sia giusto costringere un popolo intero a chiudersi in casa, a non andare allo stadio, ad indossare una mascherina, a sopportare una sospensione così sistematica di diritti e libertà fondamentali?
Non ho la minima intenzione di abituarmi a qualcosa a cui noi NON DOBBIAMO abituarci.
Questa non è vita. Riprendiamoci ciò che ci hanno tolto.
Prima che sia troppo tardi.

Nel frattempo, che se la cantino e se la suonino tra loro.
Prima che arrivi il suono della polizia, che è il titolo di questo pezzo meraviglioso. Che a Sanremo nessuno avrebbe avuto il coraggio di proporre. E il cui autore, per diffonderlo, è costretto a spammarlo in giro per le bacheche dei social come un troll qualsiasi. Mentre io gli avrei fatto vincere a man bassa ogni competizione musicale italiana.

FRANCO MARINO

4 commenti su “SANREMO: CANTATEVELE E SUONATEVELE DA SOLI (di Franco Marino)

  1. Pienamente d’ accordo.
    Faccio notare che non ho mutato alcuna mia abitudine rispetto al passato, vivo la mia quotidianità come sempre, in un Mondo, purtroppo, diventato un po’ strano e stronzo.

  2. L’ultimo Sanremo che ricordo di aver visto è quello del 1990, a tredici anni. Dopo, sono stato abbastanza responsabile per evitare di espormi a liquami di tal fatta.

  3. Il festival della canzone mentre l’Italia va a bagno ….. di una inutilità unica…..soldi pubblici buttati nel cesso e le file al pane quotidiano aumentano sempre ogni giorno di più. Ma popolo dove vogliamo arrivare ??? Svegliamoci !!!!!

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