Il Detonatore

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L’EDITORIALE – HO IL COVID, MA STO BENISSIMO (di Franco Marino)

Ho il covid-19. I primi sintomi si sono presentati ieri con una febbre altissima che è salita fino a 39,4, salvo poi calare nella mattinata di oggi. Respiravo un po’ a fatica – come capita in ogni normale influenza. Avevo la saturazione un po’ più bassa del normale – come capita quando si ha qualche piccola difficoltà respiratoria – e così mi sono fatto fare il tampone. Positivo.

La parola “positivo” indica qualcosa di, appunto, positivo, buono, gioioso. Invece è diventata sinonimo di cattivo, negativo. Cominciò l’AIDS anni fa a scatenare il terrore nella parola positivo e col Covid la cosa ha preso il volo, nonostante sia una malattia infinitamente meno grave, anche se si stanno dando da fare per trasformarla nella peste del secolo.

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Sto lottando contro la malattia? Sto indossando l’armatura e mi sono messo in posizione di guardia pronto a sferrare pugni e calci all’aria? Niente di tutto ciò. Mi sentirei ridicolo se dicessi, come qualche giorno fa Bisio, che “sto lottando contro il covid, ma non ho la febbre”.

Semplicemente, lavoro col pc, riparato – come si conviene quando si ha una normale influenza -, comodamente seduto in poltrona, facendo insomma le cose di sempre, con in più la seccatura di uno stato febbrile. Qualcosa che fino all’anno scorso era considerato un normale appuntamento annuale, biennale per chi ha linfociti ben allenati, triennale per chi li ha palestrati, quadriennale per chi li ha campioni mondiali di bodybuilding. Ma insomma, una rottura di coglioni e nulla più.

Solo quest’anno – e per fini che non hanno nulla a che fare con la tutela della salute pubblica – hanno deciso di rendere l’influenza peggio dell’AIDS. Mentre già si sa che, se tutto va come dovrebbe, tra un paio di giorni ne sarò fuori, felice di annoverarmi tra coloro che hanno affrontato il virus più sopravvalutato della storia della medicina. Se invece non vanno come dovrebbe, se dovessi essere ricoverato, se dovessi morire, amen.

Incoscienza? No, semplice realismo. Si campa, quindi si invecchia, dunque si muore.

Nella mia vita ho conosciuto personalmente la malattia, anche quella potenzialmente mortale. Sono guarito, ma non ho lodato me stesso raccontandomi che “ho lottato contro questo o da quell’altro”. Io non ci ho messo nulla di mio e il merito è dei medici con i controcoglioni che, di volta in volta, sono venuti in mio soccorso. Non ho mai preteso di rinchiudere tutti in casa, preferendo affrontare le mie psicosi da solo, lottando – sì, in questo caso, è stata una lotta – contro le mie ipocondrie, senza pretendere di estenderle agli altri. Dove potevo prendere precauzioni le prendevo, consapevole che il Dio dell’Imponderabile può farci morire mentre, vestiti da astronauti, ci cade un comignolo in testa o siamo vittime di un incidente stradale.

Sono pentito del mio “negazionismo”? Assolutamente no. Che sia una follia fermare un paese per via di un virus come questo rimarrà sempre la mia ferrea convinzione.

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Perché vivere bene per me è immensamente più importante di vivere a lungo. La prospettiva di un ergastolo mascherato, lontano da chi amo, tremando dinanzi alla mia ombra, mi paracaduta a un bivio. In una strada c’è il suicidio, nell’altra c’è la lotta senza quartiere contro chi ha creato questa situazione. E io ho scelto quest’ultima strada. Anche mettendo in conto di poterci rimettere la vita. E non per un virus, ma perché qualche criminale deciderà, se mi riterrà più importante del signor nessuno che sono, di soffocare la mia flebile voce digitale.

Vivere con onore e coraggio significa non rinnegare se stessi, qualunque cosa accada. Onore e coraggio sono parole importanti ed è orribile che sia un ridicolo virus influenzale a doverle scomodare. Semmai, devo persino ringraziarlo il Covid perché, non appena ho pubblicato il post sulla mia positività, sono stato travolto dall’affetto di centinaia e centinaia di persone. Roba che non vedo l’ora di beccarmi la variante inglese, quella brasiliana, quella sudafricana e quella napoletana.

Non si illuda chi si aspetta che questa esperienza mi cambi.
Le truppe del terrorismo diagnostico, dello scientismo e della dittatura sanitaria non mi avranno mai con loro. Nemmeno intubato.

Franco Marino

3 commenti su “L’EDITORIALE – HO IL COVID, MA STO BENISSIMO (di Franco Marino)

  1. Ormai da troppo tempo viviamo in questo incubo. I nostri sacrifici non sono serviti e non serviranno a nulla. Ma purtroppo ancora troppi piace il modello “ Casa Circondariale Italia .

  2. “capre”.. Sono un mucchio di capre ignoranti.. Sarà tutto inutile.. È già stato deciso tutto (un abbraccio)

  3. Non sono d’accordo sul fatto che sia una semplice influenza ma riconosco e mi complimenti1 con lei, per la coerenza ( almeno a parole). Cosa molto rara al giorno d’oggi. Le auguro una pronta e completa guarigione

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