Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

DOPPIO EDITORIALE – SE PERSINO RECALCATI HA RAGIONE CONTRO LE FEMMINISTE (di Matteo Fais e Clara Carluccio)

IO, UOMO, SAREI UN PRIVILEGIATO? PRIVILEGIATE SARETE VOI (di Matteo Fais)

Per poco non cadevo all’indietro con la sedia. “Il femminismo ideologico è il riflesso speculare del peggiore maschilismo”. Minchia, Recalcati ha detto una cosa che condivido. Roba da pazzi! Lo si capisce al volo che è nel giusto, perché un sacco di femmine lo criticano. Ogni volta che smonti la narrazione della povera donna oppressa nei secoli dei secoli amen, ecco che partono le SS in gonnella borchiata e capello fosforescente.

Certo, alcune non capiscono, altre sono semplicemente in malafede. Lo sono fin dal principio del ragionamento, ovvero da quando attaccano con la condizione della donna nel passato. In verità, più o meno fino ai primi decenni del Novecento, non era solo la donna, ma l’umanità intera a vivere in una condizione di oppressione – tutt’oggi, la situazione sarebbe ampiamente migliorabile. Anche i maschi, se poveri, per lungo tempo, non hanno avuto modo di esprimersi a livello politico – votare, insomma –, o trovare rappresentanza. Al contrario, una donna nobile e possidente versava assolutamente meglio del contadino che le zappava la terra. Erano poche? Come pochi erano i nobili. Loro, però, continuano a parlare solo della donna, quando il maschio si barcamenava nella stessa situazione infame. Ma questo non interessa. Una simile descrizione è funzionale a ottenere privilegi come ricompensa per i danni subiti in altri tempi.

Il Professor Recalcati, pluridecorato alfiere del politicamente corretto, ha ragione quando parla del femminismo ideologico come contraltare del maschilismo, ma io vorrei aggiungere qualcosa di più. La donna, oggi come oggi, più che oppressa è la grande privilegiata. Non mi si fraintenda: non voglio togliere alcun privilegio a nessuno. Il mondo e la vita non saranno mai equi. Chi nasce alto due metri è più probabile che abbia un futuro nel basket rispetto a chi raggiunge a stento l’uno e sessanta. Non per questo gli farei segare le gambe. Semplicemente, a lui è capitato, mentre altri non hanno avuto altrettanta fortuna. Similmente, a me sta benissimo che le donne godano di tutta una serie di fortune, dal vedersi aprire tutte le porte al farsi pagare la cena, che io non avrò mai essendo maschio. Auspico unicamente che la smettano di sparare cazzate tipo che io sarei maggiormente aiutato dalla società intorno a me.

Se, per esempio, io e la mia amica Clara Carluccio – di cui vi invito a leggere l’articolo che segue – andassimo a chiedere un lavoro qualsiasi, tipo da barista, sicuramente assumerebbero più facilmente lei del sottoscritto. Niente di strano o di ingiusto: il suo viso e il suo corpo sono più gradevoli del mio. Sulla clientela, certo, avrebbe un impatto migliore – predisporrebbe meglio, per così dire. Persino se ci trovassimo entrambi nella merda fino al collo, sul piano economico, lei potrebbe quantomeno aprirsi un canale OnlyFans e trovare un sacco di pirla disposti a regalarle soldi per una foto dei piedi, o iniziare un’attività da escort, io neppure quello – chi è la donna tanto disperata da pagare uno come me quando, persino a sessant’anni, potrebbe trovare un prestante trentenne?

Comunque uno la giri, in questo nostro mondo e di questi tempi in particolare, la donna vince sempre a mani bassi, nel peggio e nel meglio. E, lì dove non vince, gioca comunque ad armi pari: non bevetevi la baggianata della disparità salariale. I contratti sono stabiliti a livello nazionale e non possono risultare discriminanti in base al genere. Un giornalista o una giornalista, un cassiere o una cassiera, un insegnante o una insegnante, a parità di grado, percepiscono lo stesso stipendio.

Poi, è vero, una donna può andare incontro allo stupro – pure un maschio se, per esempio, fosse vittima di cinque uomini armati o maneschi, ma la possibilità è decisamente remota. È un alto e spaventoso rischio che la femmina corre come contraltare ai vari privilegi. Invero, come insegnava il blog del Redpillatore, in un suo ormai proverbiale articolo (https://www.ilredpillatore.org/2020/08/fenomenologia-dello-stupro.html), io posso uscire la sera e non aver timore di subire violenza sessuale solo perché il mio valore di mercato – perdonate la bruttissima espressione –, in tal senso, è pari a zero. Per farla semplice: uno come me – e tanti altri uomini – non è desiderato, non ha la merce più rara sul mercato. Io non devo allontanare le pretendenti, casomai le devo cercare, e difficilmente qualcuna si contenderà il sottoscritto a suon di smeraldi e rubini. Ma, ribadisco, mi sta benissimo così. Lascio che vincano e mi dichiaro battuto. Domando unicamente che non mi rompano i coglioni dicendo che hanno perso loro, pur avendo guadagnato il podio. Le prese per il culo, quelle no, grazie.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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LA GUERRA TRA I SESSI DELLE FEMMINISTE MI ROMPE LE OVAIE (di Clara Carluccio)

Più vedo e ascolto le femministe di oggi, più mi rendo conto che finiremo solo per essere odiate dagli uomini.

Come nel caso del Covid, se solo le persone smettessero di affidarsi unicamente al mainstream, si prenderebbe istantaneamente conoscenza della reale situazione. Così per la guerra tra sessi, vedremmo quanto il rapporto tra noi sia quello di sempre. Nel bene e nel male, ovviamente.

Una delle regole del giornalismo di manipolazione è l’ormai conclamato e riconosciuto fenomeno delle profezie che si autoavverano, o teorema di Thomas: “Se una situazione viene percepita come reale, essa sarà reale nelle sue conseguenze”. Le informazioni che ci rifilano vengono sempre spacciate come verità assolute.

Penso alla pubblicità con Emma Marrone, dove vengono recitate con tono drammatico le frasi che ogni donna, in teoria, dovrebbe essersi sentita dire almeno una volta nella vita. “Sei donna, cosa vuoi capire tu”: obiettivamente, ci sono cose per le quali non mi sento minimamente portata e non riesco a capire, ma non per questo mi ritengo inferiore al maschio e, soprattutto, nessun uomo ha mai rivolto a me o alle mie amiche, gratuitamente, una frase del genere, se non per scherzare. Nel caso mio, e delle donne che ho conosciuto, la situazione si è sempre risolta con un po’ di buona autoironia.

“Se ti vesti in un certo modo non ti lamentare se succedono certe cose”: ho sempre fatto una doverosa distinzione tra l’andarsela a cercare, e il meritare un certo trattamento. Ho lavorato per anni in una discoteca, vedendomi passare davanti orde di ragazze, o donne più mature, vestite letteralmente da battone, che bevevano fino a otto cocktail in una sera. Più di una volta sono avvenuti casi di violenza. Ditemi quello che volete, ma quando le cose vanno così, può essere che una donna viva senz’altro una brutta esperienza, e mi dispiace per questo, ma di sicuro non ha fatto niente per evitarlo.

A proposito, anche la storia che “Guadagni meno di un’uomo” è solo una balla che ci hanno messo in testa per spingerci alla guerra. Ho lavorato in tanti settori diversi, e la paga, tra colleghe e colleghi, era identica.

Ognuna di noi prova rancore verso uno o più uomini per motivi personali, quelli che controllano l’informazione lo sanno, e ci martellano continuamente con questi temi, impedendoci di trovare un’accordo costruttivo nella vita privata e sociale. Sono perfettamente d’accordo sul fatto che l’uomo sia un suino incapace di tenere fede alla propria relazione, senza riempire di corna la propria compagna. Ma, dal momento in cui le donne si sono messe a replicare lo stesso ignobile comportamento, se non peggio, considerando i vomitevoli troieggiamenti messi in scena con orgoglio sui social, questo ha determinato un degrado e un abbassamento del livello di civiltà senza precedenti. Mi è capitato, ammetto, di sentirmi migliore di certi uomini che ho conosciuto, ma non mi sento superiore all’intera categoria maschile solo per il fatto di essere donna. Oggigiorno, le mie simili si prestano a un vergognoso degrado morale che certamente non giova alla nostra causa.

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In conclusione riporto un episodio a cui ho assistito, e che dimostra i danni futuri a cui porterà questa guerra femminista.

Un giorno ero alla lezione di danza, una delle mie compagne si era portata dietro il figlio di cinque anni. Nel giocare ha fatto cadere non ricordo cosa, ma considerando l’ambiente, si sarà trattato al massimo di qualche tappetino elastico per fare ginnastica o mattoncini di gomma per yoga. Nessun danno insomma. La ragazza lo ha rimproverato dicendogli “Tommi! Ma sei proprio un maschio!”. Sinceramente, questa frase mi ha messo molta tristezza. In che modo, esattamente, il suo essere un maschio avrebbe aggravato la situazione? Io vedevo solo un bimbo carino e vivace, che nel muoversi ha creato un po’ di scompiglio, come avrebbe potuto fare anche una femminuccia.

Non avendo ancora l’età per comprendere pienamente il peso di certe parole, il piccolo si è solo messo a ridere, continuando a giocare. Ma quale enorme senso di colpa svilupperà, se ogni marachella, o errore, gli verrà fatto pesare per essere semplicemente nato maschio?

Non è con la semplice inversione delle parti che si arriverà ad una convivenza felice.

Clara Carluccio

6 commenti su “DOPPIO EDITORIALE – SE PERSINO RECALCATI HA RAGIONE CONTRO LE FEMMINISTE (di Matteo Fais e Clara Carluccio)

  1. Mah… io sono donna e mi sta benissimo così. Sono contenta di come sono e di come è la mia vita: in alcune cose sono innegabilmente privilegiata, in altre no.
    Non condivido assolutamente il discorso stupro: non è un “rischio che la femmina corre come contraltare ai vari privilegi “ ( ovvero il rovescio della medaglia ). È solo una grande esperienza di m. dove per assurdo spesso la vittima diventa la colpevole.
    E in quanto al vecchio discorso dei vestiti provocanti o provocatori: oggi, nel 2021, in caso di violenza carnale chi è il responsabile: la gonna corta o chi l’ha strappata?

  2. Cara signora non finga di non aver capito. Nel caso preso in questione in questo articolo la responsabilità è – anche – di quella che si beve gli 8 bicchieri. Assumetevi un po’ di responsabilità una buona volta. Che per ricattare o fregare gli uomini l’intelligenza e il sangue freddo lo tirate fuori tutto. Complimenti ai due autori.

    1. Restando al caso in questione, se una beve 8 bicchieri di fila al massimo cerca una sbronza, non uno stupro.
      Quanto poi al fregare gli uomini, come potremmo fare: sono così intelligenti.

      1. Quindi se io, per ipotesi, entro a piedi in una favela di Rio da solo, di notte, con macchina fotografica, flash e teleobiettivo e mi metto a paparazzare gli spacciatori, ho poi il diritto di cascare dal pero se, invece della foto che cercavo, trovo una coltellata?

        Si chiama consapevolezza e limitazione del rischio santo Dio. Sì, in un mondo ideale non esisterebbero gli stupratori; ma fintanto che vivete in un mondo men che ideale, dove gli stupratori esistono eccome, almeno non fatevi preda facile. Ci vuole tanto a capirlo?

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