Il Detonatore

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CONTE E’ UN PESSIMO PILOTA. MA DI UNA PESSIMA MACCHINA (di Franco Marino)

Il povero Michael Schumacher oggi vegeta in un letto di casa, paralizzato e in stato di minima coscienza, ironia della sorte per una botta in testa presa sugli sci e non per un incidente durante quei gran premi che hanno visto la morte di tanti fuoriclasse. Ma prima di questo tragico epilogo, come è noto, è stato il più grande pilota di tutti i tempi. E prima che comparisse nel firmamento la stella di Hamilton, è stato anche quello più vincente, con la differenza che rispetto a quest’ultimo, la maggior parte dei suoi allori l’ha ottenuta con macchine non all’altezza delle concorrenti. Questa è perlomeno l’opinione dei più grandi esperti di Formula 1, cosa che io non sono, quindi parlo per sentito dire, anche perchè non ho più seguito le corse da quando il tedesco ha smesso di correre. Sta di fatto che se a Schumacher avessi affidato la guida della mia Toyota Auris, dignitosissima per girare in autostrada ma certo non per correre nel circuito di Imola, non avrebbe ottenuto neanche un punto.
Pare un’ovvietà ma molti italiani, tribolando sul nome del prossimo presidente del Consiglio, credono che sia sufficiente mettere Napoleone a Palazzo Chigi per far correre il paese. E in questo senso, proprio la parabola di Schumacher ci dice che il pilota tedesco, ingaggiato nel lontano 1996, arrivò alla vittoria solo anni dopo. Perchè puoi avere come timoniere anche un supercampione – Vettel, Alonso, Raikkonen e LeClerc certamente sono tali – ma se la macchina non è buona, il supercampione non vince. E così i tifosi invece di chiedersi se la macchina sia all’altezza, se la prendono con i piloti: i quali certamente possono spingere la macchina un po’ oltre i suoi limiti ma più di tanto non possono fare.

E’ con questo presupposto che assisto con indifferenza alle consultazioni in atto. Chiunque sia il pilota, la macchina del sistema Italia è completamente bloccata e un Presidente del Consiglio, figura costituzionalmente irrilevante, non funziona come negli USA e in Francia dove ha praticamente un potere quasi assoluto. Qui in Italia un presidente del consiglio – impropriamente chiamato premier dai somari – deve rendere conto a due camere, ad un presidente della Repubblica che può bocciargli i ministri a suo piacimento (è accaduto nel primo governo Conte, con Savona) alla Consulta che può bocciare le leggi proposte dalla maggioranza di cui è capo politico e soprattutto ad un miscuglio di poteri, istituzionali e non, che possono sabotarne l’azione in ogni momento.
Conte nel corso di questi due anni e mezzo ha fatto di tutto per rendersi insopportabile ma è anche vero che ha avuto l’appoggio totale e incondizionato di tutto il sistema italiano che ha consentito a lui di fare cose che per molto meno avrebbe appeso a testa in giù gli altri, a partire da Berlusconi e Salvini. Dunque, fatta salva la legittima antipatia per la persona, prendersela solo con lui è ridicolo come lo era prendersela con Gentiloni, Letta, Renzi e tutti gli altri. E’ la macchina a non essere adeguata e ad essere nelle mani di gente che vuole portarla allo scasso. Immaginatevi il pilota più forte del mondo con una macchina che può essere sabotata a distanza col bluetooth. Ecco, questa è esattamente la situazione in cui si trova un Presidente del Consiglio. Per cui, l’ipotesi che Fico possa diventarne il pilota, a parte le scontate ironie sul cognome e sulla vocale finale, non è scandalizzante perchè conterà, come al solito, capire quali sono gli interessi di chi lo metterà lì, di chi manovrerà la macchina Italia.
E gli interessi sono quelli di sempre: penalizzare la libera iniziativa, depauperare patrimoni e risparmi italiani, togliere libertà, incentivando il fancazzismo con qualche elemosina.
Potremo giudicare il pilota solo quando avrà il controllo assoluto della macchina. Tutto questo si chiama “presidenzialismo”. Qualcuno potrà obiettare che così si rischia la dittatura e che proprio l’esperienza di Conte ci mostra il pericolo di affidare il pieno controllo della macchina a qualcuno con idee poco rassicuranti. Ma, primo punto, se ci fosse stato il presidenzialismo, oggi non sarebbe Conte il presidente. Punto secondo, chiunque avesse vinto, se avesse mancato di raggiungere i suoi obiettivi, ne avrebbe ricavato una tale squalifica morale assieme alla sua classe politica da rendere entrambi improponibili per esperienze future. Ne sanno qualcosa Sarkozy e Hollande, arrivati al potere con grandi aspettative e così fallimentari da provocare profonde ironie in chiunque oggi anche solo pronunci il loro nome. Sarkozy ci ha provato a tornare alla ribalta e ne ha ricavato fischi e pernacchie. Punto terzo, tutte le dittature arrivano non per i pieni poteri ma, al contrario, con i vuoti di potere. Accade che le istituzioni non assicurino più la governabilità del paese, non risolvendo i problemi e a quel punto i cittadini si affidano speranzosi all’Uomo della Provvidenza, con i risultati che la Storia tragicamente insegna.

Conte è un pessimo pilota. Ma di una pessima macchina. In queste condizioni, Hamilton farebbe una figuraccia persino nelle gare rionali di go-kart. E Napoleone oggi verrebbe preso in giro sui social.

FRANCO MARINO

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