Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – PER QUANTO ANCORA FAREMO FINTA CHE LA CANCEL CULTURE NON ESISTA? (di Matteo Fais)

La verità è che sembra tutto ridicolo, talmente folle da non poter essere vero.Via col vento, Una poltrona per due, Grease. Poi, adesso, Dumbo, Gli aristogatti, e Peter Pan. Noi ci ridiamo su, ma il perverso potere dei sinistri continua imperterrito la sua opera di revisione della cultura e dell’antropologia occidentale.

È necessario capire che i nostri nemici non stanno scherzando. Noi possiamo fare battute e meme su quegli innocenti cartoni animati, ma intanto la censura resta. Un bambino di oggi non può neppure vedersi il dannato elefantino volante, o la ciurma di ragazzini che combatte contro Capitan Uncino, perché risultano proibiti ai minori di sette anni.

Ma vi rendete conto di cosa significa tutto ciò e di dove potrebbe arrivare il processo che è stato innescato? Altro che rogo dei libri dei nazisti – che, tra parentesi, vigeva solo per la Germania, a quei tempi. Questi si muovono a livello mondiale. Buttano giù statue, ma non solo. Da un’università, è stata fatta rimuovere una poesia di Rudyard Kipling scritta sul muro e ci sono stati pesanti problemi per un classico che tutti abbiamo letto durante l’infanzia, Le avventure di Huckleberry Finn – Mark Twain era un noto anti schiavista, ma usa la parola “negro”, quindi per loro non dovrebbe più essere pubblicato.

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Secondo voi, cosa potrebbe fare gentaglia del genere, se dovesse incappare nel personaggio palesemente razzista, omofobo e chi più ne ha più ne metta, di Bruno, in Le particelle elementari di Houellebecq? Come reagirebbero a un passo simile “Trascorsi tutto il fine settimana a scrivere un pamphlet razzista, in uno stato di erezione quasi costante; il lunedì successivo telefonai a ‘L’Infini’. Stavolta Sollers mi ricevette nel suo ufficio. Era vispo, ammiccante, come in televisione – addirittura meglio che in televisione. ‘Lei è un razzista vero e proprio, si sente, capperi, niente male!’ Fece un piccolo gesto con la mano, un gesto molto aggraziato, prese uno dei fogli, c’era un passaggio segnato a margine: ‘Noi ammiriamo e invidiamo i negri perché sul loro esempio vorremmo tornare animali, animali dotati di un grosso cazzo e di un minuscolo cervello da rettile, appendice del loro cazzo’”? Per fortuna, questi della cancel culture sono ignoranti come talpe e occupati più a twittare che a leggere, altrimenti dello scrittore francese non resterebbe un testo che uno nelle librerie.

Non fidatevi neppure quando tra loro si palesano i falsi moderati, quelli del “no, ma non si può valutare questo libro o film con i nostri parametri, perché appartiene a un’altra epoca”. Perché, se invece fosse stato scritta o girata oggi, un’opera d’arte che propone dei modelli o posizioni discutibili sarebbe censurabile? Capite che è la loro idea di base a essere sbagliata alla radice? Chi cazzo sono questi quattro pezzenti per decidere cosa è degno di pubblicazione e cosa no? L’arte è il regno della libertà, non il banco di prova della buoncostume. La Chiesa del passato, con il suo indice dei libri proibiti, a paragone, era una vecchia beghina che fa la morale affacciata alla finestra.

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Se non reagiamo adesso – e intendo dire proprio nell’immediato –, se non opponiamo un violento rifiuto alla loro efferatezza censoria, ci ritroveremo schedati perché nella libreria abbiamo l’opera completa di Dostoevskij. E guardate che questi fanno sul serio.

Woody Allen fa dire a un suo personaggio “Ogni volta che ascolto Wagner, mi viene voglia di invadere la Polonia”. Attenti che qualcuno di noi potrebbe ritrovarsi la casa in fiamme solo per aver osato mettere su Spotify L’anello del Nibelungo di quell’antisemita di compositore. E, no, non c’è proprio niente da ridere.

Matteo Fais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

Un commento su “L’EDITORIALE – PER QUANTO ANCORA FAREMO FINTA CHE LA CANCEL CULTURE NON ESISTA? (di Matteo Fais)

  1. Ecco, parlando di serietà… Questa è la tragedia che viviamo, vedere abbattuta e sradicata la nostra cultura da soggetti ridicoli con argomentazioni surreali. Perché sarà surreale che l’avvertenza dell’editore dissociantesi da “eventuali opinioni espresse nel testo” compaia all’inizio della “Critica della Ragion Pura” (sì, pare che siano giunti ad una bestialità simile su uno dei testi più importanti della filosofia mondiale, come se Kant fosse un adepto del KKK ubriaco), ma da questo siamo arrivati a vandalizzare le statue di chi questa Civiltà l’ha costruita e difesa, a bruciare biblioteche (quella di Louisville, Kentucky, che per fortuna non è andata a fuoco del tutto), e tentare di ammazzare chi non ripeteva il loro identico mantra. Tutte cose che la stampa di regime condanna come tipiche dei “fascisti”, salvo poi ignorarle bellamente o giustificarle deformandone i termini se proprio è costretta a raccontarle.

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