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L’EDITORIALE – RIPENSARE IL GIORNO DELLA MEMORIA A PARTIRE DALLA PANDEMIA (di Belinda Bruni)

Il Giorno della Memoria è stato istituito nel 2005, dalla Assemblea Generale delle Nazioni Unite, per commemorare le vittime dell’Olocausto. È stata scelta la data del 27 gennaio perché in questo giorno, nel 1945, l’Armata Rossa liberò il campo di concentramento di Auschwitz.

Nelle nostre scuole questa ricorrenza viene celebrata ogni anno in modo molto sentito, spesso divenendo non il giorno ma la “settimana della memoria”, con lezioni, discussioni, visione di film e documentari, lettura di testi e documenti, lavori di gruppo.

L’esperienza, purtroppo, parla di un’occasione non di riflessione su una tragedia e sulla natura umana che può spingersi fino a limiti di crudeltà che sembrerebbero impossibili. Veniamo da 15 anni in cui, ogni 27 gennaio, è stato diffuso un fiume di retorica, buona a generare emozione, sdegno e rifiuto, ma non meditazione profonda.

La propaganda emotiva serve per dividere il mondo in “buoni contro cattivi” e darsi la certezza di stare dalla parte giusta, quella che grida: mai più orrore! Come se gridarlo bastasse. Insegniamo ai nostri figli a dare “la caccia al nazista fuori di noi”, quello brutto e cattivo che va additato, isolato e censurato perché pericoloso per la società. È lui che può far tornare l’orrore. Insinuare il dubbio che qualcuno possa avere a che fare in qualche modo con pensieri e “metodi nazisti”, non importa se ciò corrisponda al vero o sia una calunnia, è il modo più veloce per destinarlo alla gogna pubblica e all’ostracismo sociale.

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Non insegniamo loro a fare i conti con il “nazista dentro di noi”, la nostra ombra, quella che dobbiamo integrare e non proiettare all’esterno; pena l’essere agiti da essa senza consapevolezza. Ci chiediamo come abbiano potuto Hitler e i suoi uomini spingersi così tanto oltre nella brutalità. Non ci chiediamo perché milioni di persone abbiano assistito inermi a tale orrore. Perché non abbiano capito la piega che stava prendendo la storia. Non ci chiediamo cosa spinge un uomo a esercitare un potere assoluto su un altro essere umano, perpoi dichiarare di aver semplicemente “obbedito agli ordini”.

Soprattutto, non ci chiediamo cosa avremmo fatto noi in quella condizione. È molto facile affermare che “no, noi non saremmo stati con i nazisti”, mentre siamo comodamente seduti sul divano di un’altra epoca, dove la scelta non ci viene chiesta e possiamo serenamente mentire anche a noi stessi.

Ma la storia presenta sempre il conto. Il 27gennaio 2021 non è un 27 gennaio come i quindici precedenti. Viene dopo il 2020, dopo la dichiarazione di pandemia, un anno di narrazione terroristica e fallimentari politiche sanitarie. Dopo mesi in cui è tornato “normale” parlare di limitazioni della libertà personale, fine della libertà di movimento, delazione e coprifuoco.

Soprattutto è divenuto normale credere ciecamente a quello che ci viene detto “dall’alto” senza contradditorio, senza dubbio, senza domande. La scienza, o meglio la sua parte degenerata, è il nuovo idolo intoccabile. Non percorso di conoscenza fallibile che va avanti per dibattito e nuove scoperte, ma voce unica e indiscutibile, come la scienza che negli anni trenta del secolo scorso “dimostrava” la superiorità della razza ariana o la necessità di eliminare le “persone fallate”. Chi osa dissentire deve essere additato, ostracizzato, messo a tacere, esposto alla gogna, patologizzato. Accade sotto i nostri occhi e viene giustificato in nome di una presunta sicurezza palesemente utopica.

Se ci fossimo chiesti come hanno potuto allora milioni di persone non opporsi a quello che stavano vivendo, potremmo rispondere che il 2020 ci ha fornito la soluzione. Hanno creduto alla propaganda, alla scienza-idolo, hanno ritenuto che le cose peggiori non sarebbero mai accadute, hanno pensato che fossero menzogne.

Quando la storia ci pone di fronte a dilemmi così grandi la nostra vera natura appare nuda e evidente, non possiamo mentire. La verità è che solo davanti alle grandi domande concrete sappiamo davvero chi siamo. E possiamo dire che anche la grande domanda posta dal 2020 ha rivelato molti cuori.

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Un medico psichiatra ebreo, Victor Frankl, fondatore della Logoterapia “terza scuola viennese”, sopravvissuto a quattro campi di concentramento, dopo la guerra, ha sostenuto con forza la condanna della “colpa collettiva” del popolo tedesco per l’Olocausto, perché aveva visto con i suoi occhi gerarchi nazisti rischiare la vita per salvare ebrei e kapò ebrei essere più crudeli dei nazisti per avere in cambio privilegi. Dividere il mondo in “tutti buoni e tutti cattivi” è il metodo più veloce per scivolare di nuovo nella tragedia.

Ora, questo 27 gennaio, adulti e insegnanti che vivono di narrazione terroristica, che demonizzano i ragazzi, che li vogliono rinchiusi da un anno a far finta di seguire le lezioni al PC, che spiano quante volte il vicino esce di casa, che odiano chiunque non creda al racconto mediatico, che chiedono il patentino sanitario per uscire di casa, che hanno accettato tutto in questi mesi senza cercare le risposte che pur ci sono, che chiedono la censura di chi osa pensare, che non sanno cosa sia davvero la Costituzione, il Codice di Norimberga, la Convenzione di Oviedo, avranno il coraggio di fare ancora retorica, di gridare alla caccia al “nazista di turno” (come Trump, Salvini o i “negazionisti” della pandemia)?

Il timore è quello. Sono gli stessi che per anni non si sono mai esposti mentre la scuola veniva fatta a pezzi. Li aspettiamo al varco. E non in pace.

Belinda Bruni

2 commenti su “L’EDITORIALE – RIPENSARE IL GIORNO DELLA MEMORIA A PARTIRE DALLA PANDEMIA (di Belinda Bruni)

  1. Grazie e complimenti per l’interessante articolo, lo condividerò con piacere e ne parlerò ad amici e conoscenti.
    È triste osservare la consapevole inerzia e lucida condanna di chi, dichiarandosi appartenente a partiti “di sinistra”, mette da parte ideali e valori ai quali ha sempre dichiarato di aderire e che ha sempre difeso e condanna chi legge la realtà in modo differente da quella raccontata al TG1.
    Mi chiedo se queste stesse persone, che difendono l’operato dei governanti italiani e le loro scelte di negazione (o forte limitazione) delle libertà individuali, di crescita di ragazzi e di individui a scuola in contesti di socialità ormai negati, DEDICHERANNO un istante nele future “Giornate della Memoria” a chi si sta togliendo la vita perché non sta riuscendo a sopportare la sofferenza interiore e derivante da crisi economica delle scelte fatte dai governanti. Viva la Costituzione!
    P.s.: parlo da persona DI SINISTRA, ma che politicamente oggi non considera certo chi è al governo tale!

  2. “La scienza, o meglio la sua parte degenerata, è il nuovo idolo intoccabile.”
    Frase eccellente per coraggio e per la buona mira con cui va a centrare il bersaglio. Ci aggiungerei l’economia, o almeno quella visione dell’economia incentrata sui “Mercati” (ossia la finanza internazionale) e il debito, a cui ci stanno impiccando da decenni, e che è vietato mettere in dubbio, pena l’ostracismo e la sparizione dal dibattito pubblico. Questi nuovi intoccabili figurano come la teologia nel Medioevo, nuove Scritture che è eresia mettere in discussione e che vanno prese alla lettera, con la differenza che nel Medioevo, epoca ben più seria e ricca di cultura di questi miseri giorni in cui viviamo, si dibatteva parecchio e non si prendeva poi tutto tanto leggermente alla lettera.

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