Il Detonatore

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REGENI E’ STATO UCCISO DALLA FAMIGLIA (di Franco Marino)

In questi giorni vedo nelle timeline dei social dell’anniversario della scomparsa di Regeni e le presunte violenze contro Navalny in Russia. E vedo che si parla della solita merda politica, buttandola in caciara. Ma onestamente, la cosa che mi ha colpita è un’altra.
Non mi interessa discutere della ratio politica della contesa. E’ evidente che si sia usato Regeni per colpire Al Sisi così come è sin troppo evidente che Navalny sia un fantoccio americano in chiave antiputiniana. Ma questo chi mi legge già lo sa. Quando in privato mi chiedono “Navalny viene usato dagli americani vero?”, capisco che chi mi legge da quasi vent’anni già sa come la penso su determinate cose e, dunque, scrivere ha un senso non solo quando si ha qualcosa di diverso dal mainstream da dire ma anche quando, avendo contezza che i tuoi lettori conoscendoti già sanno come la pensano, vuoi spostare la tua lettura delle cose su un piano inesplorato.
Ossia. Di chi è la colpa della morte di Regeni, di Arrigoni, dei rapimenti di Vanessa e Greta, di Silvia Romano?
La mia risposta è tranchante: la colpa è della famiglia. E qui occorre spiegare.

Avendo una figlia, ho chiara una cosa: avere dei figli è come lanciarsi nel futuro. Perchè sebbene esista il libero arbitrio – non ho seguito esattamente i desideri dei miei – in qualche modo il rischio è sempre che la traiettoria porti nel paese dove c’è un capo di stato straniero che difende i suoi interessi e quelli del suo paese e che decide che se sei un pericolo per lui, devi crepare.
Così mi sono immaginato di fronte al cadavere di Regeni e mi sono chiesto: “Cosa pensava questo poveraccio prima di morire?”. Ci vedo uno che è stato bambino come me e che si chiedeva: “Chissà se le persone che amo sono fiere di me”.
L’amore delle persone è una spinta di fondamentale importanza. Diceva Michael Jackson che in ogni cosa che facciamo c’è il desiderio di essere amati e che quando si viene al mondo sapendo che si è soli e lo si lascia allo stesso modo, niente ci può fare del male.
Quando si sono avuti genitori che, se anche non condividevano le tue scelte, non ti hanno mai negato il loro amore, si cresce nella massima armonia ed equilibrio e le scelte che fai sono dettate dalla tua indole. Il desiderio dei miei era che io mi realizzassi. Il loro terrore – giustificatissimo – non era che io non sapessi fare lo sguardo feroce al cospetto di Berlusconi ma che io mi ritrovassi a quarant’anni senza avere di che vivere. Essendo statali, volevano che io facessi lo statale, qualsiasi cosa significasse. Ma mi hanno amato anche quando non avevo voglia di studiare e per me giurisprudenza era un’autentica mazzata in fronte e invece volevo misurarmi in un campo, l’informatica, che nessuno in famiglia aveva in quel momento sperimentato. Il fatto che poi mi sia laureato, sia pure abbondantemente fuori corso, e che sia riuscito a trovare un lavoro che amo alla follia, non li ha resi più affettuosi nei miei confronti, al massimo un po’ più tranquilli per il mio futuro. Il loro affetto non è mai stato in discussione.

Quando viceversa, l’amore delle persone che amiamo è dettato dalle scelte che si fanno, è facilissimo individuare da dove nasca e dove finisca una scelta dettata dal desiderio di piacere perchè tale scelta ignora il rischio di perdere la vita.
Se Giulio Regeni avesse avuto un nonno come il mio, questi gli avrebbe detto: “Qualunque cosa tu faccia, preparati al meglio. Solo così potrai usare e non essere usato”.
Anche io ho avuto la mia frequentazione di Nord Africa. Lavorare in Libia non mi ha reso un esperto di Libia ma sicuramente mi ha aiutato a capire perchè la Libia è finita nel pantano che conosciamo e perchè Gheddafi, con tutti i suoi difetti, fosse ampiamente preferibile allo schifo che sta accadendo. Sono stato zitto, ho ascoltato il mio cliente libico, ho visitato i posti ma senza il cipiglio del coglione europeo piovuto tra i peones, nella consapevolezza di vivere in un paese diverso dal mio, dove dovevo stare al mio posto.
Giulio Regeni ha avuto due genitori che gli hanno insegnato che si può andare a fare gli eroi in Egitto senza preparazione, andando a gettare il caos in un regime grazie al quale l’Egitto non è divenuto un califfato islamico. Col risultato che a Cambridge, nota fabbrica di spie, qualcuno ha visto il farlocco da usare e mandare al massacro, sfruttando la sua vanità.

E’ facile far fare ad un bambino qualsiasi cosa. L’amore che hanno per i genitori li porterebbe a gettarsi nel fuoco, perchè siate contenti di loro. Immaginate cosa succede a portarli alle manifestazioni politiche, in prima fila, in mezzo ai fumogeni. Non c’è niente che un bambino non farebbe per il sorriso dei suoi genitori. Niente. Ed è così che questi bambini crescono, con genitori che li portano ad ogni manifestazione, MEGLIO se in prima fila, MEGLIO se con un cartello al collo, MEGLIO se sotto i manganelli della celere, MEGLIO se sotto i lacrimogeni. Tanto, loro farebbero di tutto per la madre: “mamma, guardami, non sei orgogliosa di me?”.
Se io impreco perchè mentre sono in macchina con mia figlia insulto un automobilista idiota, mia figlia impreca con me. Poi mi guarda come a dire “Papà sei contento di me?”. Ragion per cui non bisogna mai dire parolacce davanti ai figli proprio perchè loro non hanno un’autorità terza che dice loro “In questo momento papà ha detto una parolaccia perchè uno stronzo gli ha tagliato la strada. Tu non devi ripetere”. L’autorità in quel momento sei tu. E io stesso, a quarant’anni, mi rendo conto di come quasi tutti i miei intercalari siano quelli di mia madre, di mio padre e dei miei nonni.
Mia figlia farebbe tutto ma proprio tutto per rendermi fiero, anche andare in Egitto a rischiare la pelle o in Russia a prendersi una pallottola in fronte per contestare Putin. La differenza è che se io mi accorgessi di una cosa del genere, la riempirei di botte. Perchè il mio sogno non è sopravvivere a mia figlia purchè combatta qualche battaglia del cazzo o diventare parlamentare o che le intitolino un’aula perchè ha buttato un estintore in faccia ad un poliziotto.

E non è questione di non avere voglia di combattere.
Io ho l’animo del rivoluzionario ma della lotta politica ho capito una cosa fondamentale: farla davvero è molto più difficile di parlarne. Ma quando decidi di dichiarare guerra allo stato, chiunque ha un unico pensiero: “Come metto in salvo le persone che amo?”.
Ed essendo cresciuto in un liceo di sinistra ho capito che non c’è nulla di più facile che urlare slogan contro Tizio o contro Caio all’interno di un comizio che è qualcosa di identico ad una curva al San Paolo e dove la minima parola anche solo moderata ti fa rischiare il linciaggio.
Fare una guerra ad un sistema di potere richiede strategia, tattica. E nell’azione di Regeni non c’è traccia di nulla di ciò. Solo la farloccheria tipicamente occidentale di pretendere di andare a casa altrui a dettar legge, salvo poi stupirsi che il padrone di casa – ammesso che sia stato lui, cosa di cui ho dubbi – ti faccia ammazzare.
Ebbene, ho letto tutte le dichiarazioni politiche di tutti i genitori di questi personaggi che hanno perso la vita per la politica e sinceramente mi hanno fatto vomitare. Tutto sa di politica nelle loro dichiarazioni, totale traspare la loro anaffettività.
Avendo perso un nipote di soli sei mesi, ho visto da vicino il dolore di due genitori che hanno appena perso un figlio. Quando una madre perde un figlio – anche se ne ha comunque altri due – la ferita si vede persino nel corpo. Nel modo di muoversi, di piangere. Sembra abbiano preso delle fucilate in corpo. Ho visto in mia cognata, e non lo dimenticherò mai, il dolore che tortura il corpo, e il corpo che piange per il dolore.

In questi genitori invece vedo solo politica. Hanno dato un figlio al partito, hanno dato una vita agli ideali, hanno rincoglionito di politica i loro figli. Li hanno cresciuti nella convinzione che ad ogni merdosa manifestazione, ad ogni scontro, ad ogni conflitto, ad ogni rivoluzione, il posto migliore dove essere è la prima fila. Specialmente se fischiano proiettili. Specialmente se si rischia la vita.
Hanno proiettato questi ragazzi verso la politica, oltre i limiti della loro carriera politica sino a quel momento limitata. Non era amore materno il loro, era fedeltà alla causa. Non era senso di responsabilità il loro, era militanza nel partito.
Questi ragazzi sono morti nella convinzione che la geopolitica sia dire ad Al Sisi come si governa un paese quando proprio grazie a questo signore, l’Egitto non è diventato un califfato islamico. O che Putin è brutto e cattivo quando basterebbe conoscere la Russia per sapere che se c’è una speranza che la Russia non sprofondi nella miseria, questa speranza si chiama Vladimir Putin. Credono davvero che Navalny sia un eroe quando se conoscessero il popolo russo scoprirebbero che nessuno lo prenderebbe sul serio e che Putin non sprecherebbe una sola pallottola per un imbecille che propaganda gli stessi valori che hanno portato la Russia ad un passo dalla sua dissoluzione.
Questi ragazzi sono stati cresciuti nell’idea che il mondo si divida in buoni e cattivi, tra il Male Assoluto, ovviamente fascista e leghista, mentre il Bene è solo a sinistra e solo in America e che la propria convinzione debba applicarsi all’intero mondo, compreso quella parte – maggioritaria ma gli viene insegnato che maggioritaria non è – che dei valori occidentali e della sinistra americana farebbero volentieri carta da culo.
Non gli hanno insegnato che quando si va in casa altrui ci si sta perbenino. Che le logiche del potere sono, comunque e ovunque, quelle che se decidi di attaccarlo, devi avere una strategia silenziosa ed efficace, altrimenti il potere ti ammazza.
Non gli hanno insegnato che è molto più importante piacere a se stessi che alla Boldrini o a Lilli Gruber.

Quei bambini, diventati grandi, sono stati ammazzati dai genitori.

FRANCO MARINO

Un commento su “REGENI E’ STATO UCCISO DALLA FAMIGLIA (di Franco Marino)

  1. Anche per Regeni tutto si sistemerà intitolandogli una saletta e aprendo le porte della politica ai familiari (vedi la Cucchi che odiava il fratello).
    Ma tutto ciò è proprio normale, a sinistra si ragiona così, se va bene a loro…….
    Illuminante articolo, come sempre.

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