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IL PROGRESSISMO TOTALITARIO E IL TRUMPISMO OLTRE TRUMP (di Davide Cavaliere)

Il fatto che Joe Biden possa aver vinto le elezioni democraticamente, non cambia la sostanza totalitaria del progressismo. Il Partito Democratico americano è una macchina burocratica ben congegnata, ramificata e sostenuta dallo star system hollywoodiano, accademico e intellettuale. Grazie alla sua influenza e a quella dei suoi enti collaterali, possiede un potere enorme sulla società.

Gli Stati Uniti d’America vivono in un’atmosfera di intimidazione, in cui le persone possono perdere i propri mezzi di sussistenza, la propria carriera e persino la propria vita se si mettono dalla parte sbagliata. Basta un’accusa di sessismo o razzismo per distruggere una carriera lavorativa. I crociati di sinistra non risparmiano nessuno. 

I progressisti non rappresentano una minaccia solo sul piano della delazione, della denuncia, dei licenziamenti arbitrari. Possono addirittura ledere alla vita di chi si oppone alla loro agenda politica. Black Lives Matter, ad esempio, guida una coalizione di circa cinquanta organizzazioni di vigilantes armati che affermano di perseguire la “giustizia sociale”.

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I suprematisti neri, i sostenitori delle Pantere Nere, i radicali marxisti, i rivoluzionari rossi hanno infiltrato il Partito Democratico dal 1968, avvelenandolo con le teorie sulla razza e il “privilegio bianco”. All’inizio i Democratici hanno abbracciato la politica razziale in modo opportunistico, perché era un’arma politica efficace, ma da tempo l’ala estremista ha preso il sopravvento. L’accusa di “razzismo sistemico” servirà a legittimare future misure anti-bianchi.

La vicepresidente Kamala Harris ha raccolto fondi per le cauzioni dei vandali di Black Lives Matter. Milioni di bianchi sono demonizzati da un’industria multimilionaria. Le teorie critiche sulla razza, d’ispirazione francofortese, dominano le università, la società e persino le accademie militari.

L’isteria anti-bianca, sommata al vittimismo dei neri e all’egemonia mediatica dei Democratici, hanno avuto conseguenze terribili. Nell’estate dell’anno appena trascorso, Black Lives Matter ha messo in moto la più grande, violenta e distruttiva serie di linciaggi della storia americana. Piromani, saccheggiatori e criminali di strada assediarono 633 città, provocarono danni per miliardi di dollari e uccisero decine di persone, principalmente neri.

Negli Stati Uniti si sta imponendo una tirannia che incontra la resistenza dell’America profonda. La nuova distruttiva crociata della sinistra è stata ostacolata da Donald Trump, che ha coalizzato i ceti medio-bassi della società americana contro le oligarchie illuminate. Una coalizione che, oggi, sembra avere vita propria, indipendente dalla durata dell’amministrazione attuale, e per nulla intenzionata a sottomettersi ai dogmi della sinistra.

La destra, invece di condannare le chiassose proteste dei trumpisti, dovrebbe tenere a mente ciò che Donald Trump disse due anni fa: “In realtà, non stanno cercando me, stanno cercando te. Io sono solo d’intralcio“. Ne va della sua sopravvivenza.

Davide Cavaliere 

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