Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’EDITORIALE – BOOK INFLUENCER: UNA NUOVA MANIFESTAZIONE DELLA DECADENZA CULTURALE (di Davide Cavaliere)

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Chiunque voglia farsi un’idea del sorridente decadimento che stiamo vivendo, deve iscriversi a Instagram. Esplorando i milioni di profili, tra una marea di culi e seni, incapperà nelle “book influencer“. La nuova professione del nulla arredato con libri e suppellettili color pastello.

La “book influencer” sono la somma delle caratteristiche della femmina “emancipata” contemporanea, il cui archetipo è la frigida e autistica protagonista del film Il magico mondo di Amélie. In esse si concentrano tutti i cliché della giovane donna moderna: velleità intellettuali, moralismo mascherato da trasgressione, vita solitaria, passione per la fotografia, esibizionismo nascosto dietro citazioni colte rubate a Wikiquote, sostegno alle cause progressiste e un femminismo mal digerito, che si manifesta sotto forma di attenzione ossessiva alla “questione femminile”.

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In genere, si presentano come bamboline acqua e sapone dall’aria trasognata, con delle spruzzate di “stranezza” e una deprecabile tendenza alla mielosità letteraria. Invece di leggere i grandi scrittori europei: Sebald, Gide, Malaparte, Cioran, Eliot, Maugham, Márai, Waugh, Schnitzler o Camon, si fotografano i piedini smaltati con accanto un libro di Stephen King accompagnato dal commento più banale che vi possa venire in mente: “storia da brividi”.

Fra le “book influencer” ha un grande successo anche, tanto per essere originali, Alice nel paese delle meraviglie, perché “da bambina ho visto il cartone animato della Disney e da allora…”, segue uno stucchevole racconto sulla loro infanzia felice. Non manca mai nemmeno quella boiata intitolata Il piccolo principe, la fiaba naïf di quel povero coglione di Antoine de Saint-Exupéry, sparito troppo tardi nel Mediterraneo.

In linea di massima, le autoproclamatasi “lettrici che influenzano lettori”, hanno una predilezione per tutti i libri attorniati da una fascetta rossa o celebrati dalla critica autoreferenziale: Carrisi, Ferrante, Gramellini, autori di thriller scandinavi, Paul Auster, il compiaciuto David Foster Wallace, il libro da cui hanno tratto l’ultima, fortunata, produzione Netflix (guardata rigorosamente con copertina e gatto ronfante accanto). Ogni tanto dicono di aver letto un classico, ma mai che sia Céline o Bernhard, si tratta sempre di Jane Austen o Hermann Hesse.

I libri letti con candore infantile da queste principesse di Instagram, vengono fotografati non solo accanto a nivei piedi curati, ma anche giustapposti a tazze variopinte, piatti colorati contenenti torte, panettoni e altre leccornie, centrini fatti a mano, candele profumate, borse da viaggio, alberi di Natale, soffici peluche, lenzuola così pulite che vien voglia di sporcarle. Il tutto abbinato con grazia femminile alla tinta delle copertine e dei frontespizi. Più che lettrici sembrano vetriniste.

Se non sono delle esperte di allestimenti e gli abbinamenti sono tutti casuali, sicuramente sono delle golose, coi nasi sporchi di zucchero a velo e calde bocche profumate di marmellata. Dalle foto che scattano, s’intuisce che la dieta della “book influencer” prevede solo dolci e tisane. Più zuccherosa della robaccia che leggono. Talvolta, si fanno immortalare accoccolate su una sedia, accanto a una finestra, gattine in cerca di calore, mentre fra le mani perlacee reggono la loro preziosa lettura. È tutto così studiato, che viene spontaneo chiedersi quando trovino il tempo per leggere.

I libercoli postati sono accompagnati da descrizioni che sono trionfi di banalità, intervallati da memorie personali, aneddoti e considerazioni sulla vita dell’autore. Una di loro, una famosa non più nel fiore dell’età, scrive: “Ogni tanto penso alle ragazze che verranno e mi chiedo come saranno. Non potrò esserci quando vinceranno”. Che candore! Che ferinità pubica! Che malinconia! I loro commenti sono impalpabili, inconsistenti. Sono come i sentori e le note aromatiche evocate da chi si finge sommelier.

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A volte vorrei raggomitolarmi accanto a loro, osservarle mentre scorrono le pupille sulle pagine, tastare i loro pigiami da arlecchine, occuparmi di loro come si fa con un animale domestico. Poi, mi rendo conto che non sono reali. Sono solo stupidità artificiali – altro che “intelligenze” – prodotte autonomamente da Instagram per diffondere libri illeggibili.

Tiro un sospiro di sollievo. È tutto marketing, non esistono.

Davide Cavaliere 

L’AUTORE 

DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais e Franco Marino, del giornale online “Il Detonatore”.

Un commento su “L’EDITORIALE – BOOK INFLUENCER: UNA NUOVA MANIFESTAZIONE DELLA DECADENZA CULTURALE (di Davide Cavaliere)

  1. Bravo Cavaliere! Queste idiote vanno smascherate, c’è ancora troppa gente che ci crede. Le donne sono false, purtroppo non sempre in modo palese come quelle descritte. Ci sono le Giovanna D’arco, coraggiose e passionarie che dentro sono solo delle egocentriche in cerca di attenzioni, si appoggiano a delle buone cause solo per sfogare il loro fanatismo, ci sono le finte libertine, inizialmente favorevoli ad una relazione di solo sesso, che poi si fanno ingravidare a tradimento, le finte poetesse o le finte colte, che prendono versi a caso da allegare alle foto da nude per sembrare meno puttane. Bisogna sempre stare attenti. Complimenti per l’articolo.

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