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L’EDITORIALE – SIA LODE A ORBÁN, L’UOMO CHE HA RISTABILITO LA LEGGE DI NATURA IN EUROPA (di Davide Cavaliere)

Viktor Orbán ha un potere straordinario: fa piangere Amnesty International e le Ong per i diritti LGBT, affermando la normalità.

Il presidente magiaro ha stabilito che solo le famiglie eterosessuali possono crescere o adottare i bambini. E i fanciulli dovranno ricevere un’educazione “basata sulla nostra identità costituzionale nazionale e sui valori cristiani”.

Orbán non fa che ribadire il corretto ordine delle cose. Tutti i bambini devono poter crescere con una madre e un padre, accedendo alla ricchezza simbolica e sociale della polarità maschile e femminile. È un cosa che sappiamo dai tempi di Sigmund Freud: la differenza di genere in ambito genitoriale è essenziale per costruire l’identità del bambino.

Come ha scritto l’ex Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un piccolo e acuto testo intitolato Quello che spesso si dimentica di dire: Matrimonio omosessuale, omogenitorialità e adozione e che i membri di Amnesty International dovrebbero leggere con attenzione: “Il matrimonio non è unicamente il riconoscimento di un amore. È l’istituzione dell’alleanza dell’uomo e della donna con la successione delle generazioni. È l’istituzione di una famiglia, cioè di una cellula che crea una relazione di filiazione diretta fra i suoi membri”.

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Solo l’unione tra uomo e donna è una famiglia. Basata su presupposti naturali e su una ineliminabile differenza ontologica. Minare la famiglia attraverso una legislazione permissiva, crea solo una copia, un surrogato di una realtà antropologica fondamentale.

Come ha scritto sempre Gilles Bernheim, “Il diritto al figlio non esiste. Non esiste il diritto al figlio, sia per gli omosessuali come per gli eterosessuali. Nessuno ha diritto ad avere un figlio, per il pretesto che desidera avere un figlio”. Gli omosessuali dovrebbero accettare con tranquillità la sterilità insita nel loro orientamento sessuale.

In tema di “diritti degli omosessuali” si può far riferimento a quanto scritto dal compianto Giorgio Israel: “Per difendere i diritti degli omosessuali basterebbe una serie di provvedimenti legislativi, mentre l’ostinazione a impadronirsi del fortino del ‘matrimonio’ e a demolire tutte le parole connesse (come ‘padre’ e ‘madre’) indica ben altri obiettivi. A tal punto che diverse voci nell’ambito dei movimenti gay si sono levate a chiedere cosa c’entri mai la difesa dei gay e dei loro diritti nella società con la battaglia per il matrimonio. In tutto questo, la lotta contro l’omofobia finisce in secondo piano e resta in primo piano soltanto la tecnica ricattatoria per cui chiunque si opponga al matrimonio e alle adozioni gay è un omofobo e riceve il marchio di infamia di questo epiteto”.

Per quanto riguarda i “valori cristiani”, non si vede perché dovrebbero essere ritenuti un problema. La morale europea, anche laica, è intrisa di Cristianesimo. Bisognerebbe ricordare ai laicisti ciò che scrisse Natalia Ginzburg sulle colonne de l’Unità: “Prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli: tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini. E di esser venduti, traditi e martoriati e ammazzati per la propria fede, nella vita può succedere a tutti. A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”.

Ben venga la modifica della costituzione voluta da Orbán, che ristabilisce la natura, la storia e la ragione, contro il proliferare carnevalesco delle follie su genere e sessualità. 

Davide Cavaliere 

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