Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

MI FA MILLE VOLTE PIU’ PAURA IL MONDO DI GASSMANN, RENZI E DELLA SINISTRA DI QUELLO DI FELTRI (di Franco Marino)

Vittorio Feltri usa parlare fuori dai denti. Oltre ad avere una scintillante penna e a scrivere chiaramente, esprime concetti che corrispondono da vicino a ciò la gente dice solo in casa, magari a cena. E ovviamente questa è una delle ragioni del suo formidabile successo professionale, ossia la sensazione, quando si legge un articolo, di stare a parlare con un amico che davanti a noi se ne fotte se diciamo frocio invece di ricchione.
Esattamente come l’umorismo offre una risata “liberatoria” perché libera per un momento dalle prigioni della decenza, Feltri incarna la liberazione dal politicamente corretto, quella demenziale convinzione per cui non dire certe cose e non dirle in un certo modo corrisponda a farle sparire. Non a caso, fu Freud a dire che c’è più verità nel lapsus o nella battuta, di quanta ce ne sia nel discorso serio e ponderato. Perché del discorso serio si è obbligati ad assumersi l’intera responsabilità, cosa che non di rado espone a conseguenze morali e materiali.

I giornalisti, va da sè, non sono tutti uguali. Chi per esempio scrive per un giornale berlusconiano o debenedettiano, è autorizzato a dire l’intera verità, meno le cose che scomodano il proprio editore. Sul Giornale leggerete quanto è brutto e cattivo De Benedetti ma certo non leggerete mai la ridicolaggine di ospitare un mafioso in casa, senza sapere che fosse mafioso. Va da sè che su Repubblica leggerete sempre le cose peggiori di Berlusconi ma certo non quelle imbarazzanti – e sono tantissime – su De Benedetti e Scalfari, tanto che Odifreddi per sbugiardare il fondatore di Repubblica una volta che inventò di sana pianta un’intervista col Papa, ci rimise il posto.
Coloro che scrivono per un giornale di larga informazione sono certo più liberi, ma hanno limiti di decenza, di opportunità, e perfino di autocensura. Per esempio nella speranza di fare carriera. Sicché la totale sincerità si ritrova pressoché esclusivamente o presso quei giornalisti che sono diventati troppo grandi per essere irreggimentati. Oppure un anonimo blogger come me che però, a meno che non decida di piegarsi a certe logiche, difficilmente vedrete scrivere presso qualche giornale mainstream.
Noi non allineati seguiamo ovviamente il nostro temperamento e le nostre idee. E raramente queste aderiscono ad un universo ideologico o partitico ben delineato.

Feltri poi, temperamento ribelle e anarcoide, si caratterizza per la sua totale franchezza, tanto che la sua voce – sempre scollegata dal superio – rischia di essere in collegamento diretto con l’“es”. E infatti Maurizio Crozza, nella sua imitazione, gli fa dire enormità, parolacce, con espressioni sempre ciniche e spesso ai limiti dell’immoralità, andando molto vicino alla verità. Perchè se Feltri si pone come altoparlante della verità senza vestiti, inevitabilmente la verità che si staglia dinnanzi agli occhi è nuda e indecente.
Come sempre accade in questi casi, se Feltri balza in cima ai trend di Twitter è perchè è finito nell’occhio del ciclone. Ma bisogna prima spiegare il fatto di cronaca.
Alberto Genovese, bocconiano di origini napoletane, ricchissimo, è accusato di stupro nei confronti di una diciottenne. Premessa. Si tratta di un’accusa che Genovese nega e dunque questo non esclude nè che la ragazza si sia inventata tutto, magari essendo semplicemente consenziente, nè che non sapesse in cosa consistessero certi festini. Questa cosa per cui se una donna accusa di stupro un uomo, allora l’uomo è colpevole a prescindere, sta sfuggendo parecchio di mano. E qui Feltri solleva i primi dubbi. Come può, un uomo DA SOLO, stuprare una donna interamente per ore? Dopo aver eiaculato, avrà la sua fase refrattaria, tipica di ogni uomo. Se già ci fossero stati altri uomini, in uno stupro di gruppo, la cosa sarebbe stata verosimile. Ma nessun uomo, forse neanche la buonanima di John Holmes o, per rimanere patriottici, il Rocco nazionale, è in grado di stuprare un’intera donna per ore.
Ma soprattutto, scrive che in pratica la ragazzina sapeva a cosa andava incontro e che dunque se l’è cercata. Ora, premesso che le povere e ingenue fanciulle, a diciotto anni, di solito, prendono cazzi da anni, anche se mammà e papà preferiscono crederle illibate, se ci limitassimo a seguire i commenti di coloro che da ieri gli dicono le cose peggiori, verrebbe da pensare che Feltri abbia aizzato i lettori allo stupro di massa nei confronti delle donne.
Nulla di tutto ciò.
Ha invece detto una cosa ben diversa e cioè che Michela, già assurta al rango di nuova eroina del femminismo, sapeva benissimo in che razza di situazione si era messa dal momento che era una frequentatrice di quell’ambiente. Feltri non dice affatto nè che abbia meritato lo stupro nè la insulta. Dice semplicemente, come recita la saggezza popolare, che chi va per questi mari, questi pesci piglia. Il risultato è che si è scatenata un’autentica gazzarra contro di lui. Ma bisogna chiedersi, quest’acrimonia è giustificata?

Purtroppo, a pochi sembra chiaro che non sempre la vittima di un sopruso è priva di responsabilità. Se una donna viene beccata per strada mentre sta facendo il percorso che la porta dal lavoro a casa e viene stuprata, è chiaro che non esista alcuna responsabilità da parte sua. Ma se una ragazza frequenta stabilmente un gruppo dove ci sono cattive abitudini, dove ci si droga e dunque si subiscono alterazioni di coscienza (anche perchè ci si droga proprio per esperire queste alterazioni) c’è da sorprendersi che poi si ritrovi a passare un brutto quarto d’ora?
Non si tratta di ridimensionare le colpe del carnefice perchè uno stupro resta un delitto contro la persona che va punito col massimo della pena. Ma dal momento che in certi ambienti circola droga, alcool e in generale malaffare e mala morale, è del tutto fuori dal mondo ipotizzare che chi ne entri a far parte, in qualche modo ne legittimi moralmente l’essenza e vada a cercarsi i guai che possono accadergli?
Quando si frequentano i tossici è così. Frequenti persone che, se non fossero sotto l’effetto di sostanze stupefacenti che modificano la propria personalità, probabilmente sarebbero persone normalissime. Ma drogandosi, di fatto smettono di esserlo. Chi li frequenta a scopo amicale, se non è un imbecille fuori dalla realtà, sa a cosa va incontro. Sui gradini che stanno fuori il mio studio, spesso si radunano dei drogati. Se io mi mettessi a fraternizzare con loro, potrei stupirmi del fatto che qualcuno di questi, in un raptus, decida di tirarmi una mazzata in testa, per fregarsi qualche contante che ho in tasca? Feltri questo ha detto, nè più nè meno. Ha senso tutto il consueto profluvio di indignazione ad orologeria da parte delle solite sacerdotesse del nazifemminismo?

La sinistra nella polemica con Feltri guarda, come sempre, il dito ma non la luna. Il dito è lo scandalo perchè Feltri non si è prodotto in articolesse prefichiche nei confronti dell’innocenza tout court del genere femminile, chiamando invece in causa le colpe della vittima, non maggiori ma neanche minori di chi, mettendosi alla guida di un auto ubriaco, se muore è vittima di un incidente ma non per questo è meno colpevole.
La luna è il vuoto generazionale, educativo di una ragazzina che invece di studiare, di fare sport, di ascoltare buona musica, di frequentare ambienti consoni ad una ragazza della sua età e dunque di migliorarsi, trova eccitante frequentare feste dove la droga scorre a fiumi. E una famiglia che non è riuscita ad impedirglielo.
Poi certo, non sempre dalla penna di Feltri escono capolavori. Anche il grandissimo Baggio una volta sbagliò un rigore che ci costò un Mondiale. Ma a dirla tutta, il peggiore articolo e il peggiore tweet di Feltri saranno sempre migliori dell’umanità ipocrita, cattiva e violenta che fuoriesce da coloro che gli rispondono.
Su Twitter, Riccardo Cucchi che dopo la pensione si è trasformato da principe delle radiocronache calcistiche a monocorde diffusore di conformismo, scrive: “Coltivo la speranza che le nuove generazioni di uomini siano finalmente e definitivamente diverse dal modello di uomo impersonato da Feltri”.
Sempre su Twitter, Alessandro Gassmann, un attore di poco valore artistico, uno che senza il cognome del padre probabilmente, grazie al suo aspetto aggraziato, potrebbe solo fare qualche film porno, propone che accanto al vaccino sia rilasciato una sorta di patentino senza il quale non si può accedere a bar, ristoranti, cinema etc. insomma un’obbligatorietà di fatto.
Ancora su Twitter, Renzi ci spiega che per imporre il vaccino ci vuole l’esercito.
Ecco, io a dirla tutta, di fronte a questa gente, ho molta più paura di un mondo dove quello stesso giornalismo che da mane a sera si proclama antifascista e fedele devoto della Costituzione, non ha nulla da dire su un ordine professionale fascista e incostituzionale che invece difende alacremente e sulla trasformazione della Repubblica in Dittatura sanitaria: e dunque più banalmente, ho molta più paura del mondo di Renzi, di Alessandro Gassmann e in generale della sinistra, che di quello di Feltri.
I tweet di Feltri durano lo spazio di un paio di giorni. Il male che questi signori invece contribuiscono a fare, durerà in eterno.

FRANCO MARINO

Un commento su “MI FA MILLE VOLTE PIU’ PAURA IL MONDO DI GASSMANN, RENZI E DELLA SINISTRA DI QUELLO DI FELTRI (di Franco Marino)

  1. Diceva Lenin, la verità è sempre rivoluzionaria. Feltri non ha fatto altro che dire la verità, senza sminuire le eventuali responsabilità se provate dello stupratore per cui come tale è trattato da rivoluzionario. È questo che fa paura, oggi se non ti adegui al pensiero unico, se esprimi una critica, se metti in discussione un pensiero sei trattato come diseguale.

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