Il Detonatore

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L’AMERICA AD UN PASSO DA UNA GUERRA CIVILE. E CON ESSA, TUTTO L’OCCIDENTE (di Franco Marino)

Sto seguendo con una certa preoccupazione il risultato delle presidenziali negli USA perchè le due cose palesi, ma sottolineate da pochi, peraltro strettamente collegate, sono che a) L’Occidente è una colonia americana e che b) Essendo gli USA un paese ormai diviso, all’interno dell’Occidente si sia a due passi da una terribile guerra civile tra due visioni del mondo contrapposte, entrambe nate in America e dunque destinata ad avere effetti in tutto l’Occidente.
Anche se molti amano dilettarsi su cosa fanno Conte o Salvini, Macron e la Le Pen, in realtà le nazioni europee, da almeno trent’anni non contano praticamente nulla. Essendo tutte protettorati americani, sono divise in due dal conflitto tra due clan, quello Dem e quello rappresentato dai trumpisti, che non è quello repubblicano – dai quali Trump è assai mal sopportato e visto come un male necessario – ma da tutta quella fascia di società americana – identificata spregiativamente come White Trash – che ha votato Trump unicamente perchè costui rappresentava l’unico baluardo contro l’universo liberal americano e le rispettive propaggini europee. Sincero o meno che fosse, dal momento che la convinzione che un uomo dell’establishment come Trump sia il paladino degli invisibili assomiglia molto a quella che ha portato molti italiani a votare un comico genovese, nato in RAI, eroe della sinistra, sceso in politica CONTRO quella stessa sinistra. Con la quale oggi governa.
Non è naturalmente facile stabilire se Trump sia sincero o se sia un trojan del deep state come qualcuno ha scritto. Ma questa è esattamente l’entità della sfida. E le elezioni possono essere viste in due modi. Guardando al dato nudo e crudo che, al momento in cui scrivo – ma attenzione perchè la partita non è chiusa – segna indiscutibilmente una vittoria, sebbene molto di misura, di Biden. Oppure al dato più sociologico che segna un’America di sinistra che vince nelle città ma perde nella grande provincia laddove, scorgendo la vera anima di un popolo, si scopre che Trump, dati alla mano, ha guadagnato voti.
Io ho scelto questo secondo lato proprio per spiegare come mai gli USA siano un paese sull’orlo di una guerra civile.

La prima cosa da dire è che gli Stati Uniti sono nei guai e per un motivo molto semplice che si chiama Debito Pubblico, quello ufficiale che è molto alto e quello ufficioso, non contabilizzato, che è almeno otto volte il PIL. E che si basa sull’enorme quantitativo di spese militari di cui gli americani hanno dovuto sobbarcarsi per mantenere il proprio sistema di potere, basato su tre pilastri: esercito, finanza, media.
Ognuno di questi settori fonda la sua forza su alcune multinazionali che cubano enormi quantità di capitale e si tengono in piedi solo grazie alla supremazia geopolitica americana sui paesi sottoposti alla sua influenza e che ovviamente hanno tutto l’interesse che permanga l’espansionismo geopolitico americano.
I Dem oggi sono i principali riferimenti di questo grumo di potere, imperniato sulla grande finanza di Wall Street e sulle grandi corporate dei media, attraverso i GAFAM, le industrie cinematografiche, culturali, tecnologiche e via elencando.
Questo ha portato la cosiddetta sinistra americana a dimenticare completamente quella parte di società che invece non ha beneficiato affatto della globalizzazione ed anzi si è impoverita, per concentrarsi su temi civili, i cui costi peraltro consentono l’accesso soltanto ai più ricchi.
Il risultato è una contrapposizione tra i grandi poli della plutocrazia americana, più forti che mai quando vincono i Dem, contro le grandi province americane con le pezze sul sedere che inevitabilmente odiano i liberal. Qualcosa che, mutatis mutandis, vediamo anche in Italia.
Trump ha capito che con il ritorno di fiamma della Russia, il balzo della Cina sicuramente previsto da decenni ma superiore alle attese ma anche – e se ne parla poco – la grande crescita dell’India, il ruolo dell’America di gendarme del mondo si è ormai esaurito. Intendiamoci, America First è un principio ormai adottato anche dai Dem. Solo che mentre questi ultimi tentano in tutti i modi di truffare i paesi europei, col risultato che nell’opinione pubblica europea crescono i sentimenti antiamericani, Trump sceglie una strada molto più pragmatica che unisca il ridimensionamento americano al mantenimento di alcune alleanze in Europa.

Lo scenario qui descritto porta così la nascita di DUE Americhe. Un’America con le pezze al sedere, riccastra, che vive al di sopra delle proprie possibilità il cui linguaggio politicamente corretto coincide con i suoi interessi che consistono nel tutelare le minoranze perchè non sanno più cosa dire alla maggioranza. E un’America profonda, altrettanto con le pezze al sedere, povera, dimenticata ma soprattutto BIANCA.
Se si dovesse fare un paragone, è come se in una famiglia ci fosse un padre poligamo con tanti figli, interessato ad arricchirsi – per giunta facendo debiti – che al tempo stesso però trascura completamente quelle mogli e quei figli che gli piacciono di meno e anzi pensasse solo a trovare nuove partner e fare nuovi figli, trascurando quelle che già ha. Ai quali scaricherà i suoi debiti. Col risultato che i figli trascurati faranno guerra agli altri figli.
Questa è al momento la situazione dell’America. E non ha vie di uscita perchè la polarizzazione degli schieramenti e la contrapposizione degli enormi interessi impedisce anche solo di sperare che si giunga ad un compromesso.
Esiste naturalmente la polarizzazione reale, che è quella che ho cercato di descrivere, e quella cosmetica dove ci viene raccontato che il problema è se si possano chiamare “ricchioni” i gay, “negri” i neri, dove se sia giusto discutere se la donna debba fare la calza o avere campo libero nell’accusare di molestie sessuali qualsiasi maschio bianco capiti loro a tiro, per non dover ammettere che occuparsi delle minoranze costa molto meno e rende di più che occuparsi delle maggioranze. Perchè è questo il motivo per cui oggi la sinistra liberal si occupa delle minoranze. Essendo minoranze, costano poco e rendono di più proprio perchè ben tracciabili.

Tutto questo si riverbera, come scrivevo all’inizio, sulla politica dei paesi europei, laddove vi diranno che lo scontro è tra Conte e il sovranismo mentre questi due schieramenti rappresentano solo la faccia tricolore della sanguinosa faida nata negli Stati Uniti e, peraltro, in atto in tutti i paesi europei, ognuno dei quali ha un PD e un Salvini che ripropongono i medesimi stilemi degli originali. E dal momento che l’America è ad un passo da una guerra civile, se i paesi europei sono protettorati americani, la guerra che scoppierà in America arriverà inevitabilmente anche in Italia. Chiunque vinca.
Vincendo Trump, i clan del PD perderanno le loro protezioni geopolitiche e assisteremo ad una sorta di Tangentopoli rossa, dove alla sbarra finirà quella sinistra che ha ammorbato la vita pubblica e privata del paese. Che a quel punto, urlando alla deriva fascista, si solleverà con la forza contro i trumpiani. Vincendo Biden, assisteremo ad una deriva liberticida del clan mafioso Dem, a cui i clan trumpisti con i loro corrispondenti sparsi per l’Europa a quel punto non potranno che reagire con la forza. Dando via ad una sanguinosa guerra civile che avrà caratteristiche completamente diverse dal passato, anomale. Perchè a differenza della guerra di secessione, non divide più territori ma cuori e anime.

Che vinca Trump o Biden, la questione non cambia. L’America è a due passi da una guerra civile.
Il che significa che lo è anche l’Italia.

FRANCO MARINO

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