Il Detonatore

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DOPPIO EDITORIALE – PERCHÉ LE DONNE VANNO CON I DELINQUENTI? IL CASO DI MARIA CHIARA PREVITALI E LUCIA CAIAZZA (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)

Cari amici, oggi, in via del tutto eccezionale e data l’importanza dell’argomento, Matteo Fais e Davide Cavaliere hanno deciso di scrivere nientemeno che un editoriale doppio. Qui di seguito, troverete i due pezzi. Da non perdere.

Maria Chiara Previtali muore, a diciott’anni, per una dose di eroina regalatele dal suo fidanzato. Neanche a dirlo, per i benpensanti che affollano questa nostra Italia, la colpa è del maschio che le ha fatto il “dono” fatale

La responsabilità della morte dovrebbe ricadere solo in parte sul ragazzo: la giovane non è meno colpevole e, indubbiamente, non è una vittima. A diciotto anni si è sufficientemente maturi per scegliere di non frequentare drogati, di non accettare eroina come regalo di compleanno e, soprattutto, di non farne uso.

Siamo in presenza della solita deresponsabilizzazione delle donne, più o meno giovani che siano. Nella narrazione dominante, la donna è sempre vittima, soggetto passivo delle angherie del maschio. Senza voler assolvere il fidanzato, una mezza tacca, Maria Chiara era responsabile di frequentare una scoria umana, uno che regala eroina.

Chi non vorrebbe vedere sua figlia con un personaggio simile…

Se alle minorenni è concesso di prendere la pillola abortiva, perché le si ritiene in grado di decidere per sé stesse, allora non si può affermare che la ragazza fosse eterodiretta dal fidanzato. Poteva, anzi doveva, non accompagnarsi a un individuo simile, come fanno milioni di sue coetanee. Maria Chiara Previtali era responsabile della propria vita, dunque anche della sua morte.

Descritta come “ragazza solare, studentessa modello, due volte campionessa italiana di Arti Marziali e amica di tutti”, viene spontaneo chiedersi perché fosse attratta da un criminale e non da un liceale altrettanto solare e sportivo. Forse, perché quel genere di ragazzi non è giudicato abbastanza desiderabile. Meglio il bulletto, lo spaccone, che gira sempre con qualche dose in tasca. Peccato che poi ti spedisca all’altro mondo il giorno del tuo compleanno.

La ragazza era libera di dire “no” all’eroina e di trovarsi un uomo migliore, ma ha preferito legarsi a uno spacciatore. Ha pagato con la sua esistenza. Non trasformiamola in una martire, quando era colpevole.

Davide Cavaliere

L’AUTORE

 DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

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Io mi domando che minchia abbia in testa una donna. Poi mi ricordo di una che frequentai, una donna più grande di me. Una volta, vidi l’ex marito. La prima cosa che mi venne in mente – e che le dissi immediatamente, quando questo si levò dalle palle – fu: “Ma come può una farsi eiaculare dentro da una faccia da cazzo simile?”. Lei se la prese. Pazienza.

L’idea di essere passati dalla medesima fessura mi risultava ripugnante. Così, a occhio e croce, non doveva aver mai letto un libro. Il suo accento era rozzo, la sua voce volgare. Non potevo fare a meno di pensarlo sopra di lei – il rigurgito era spontaneo. Non era gelosia, o una retrograda visione della donna illibata e del maschio puttaniere. È proprio che la mia mente rifiuta che una donna possa desiderare dentro il calore sordido di un individuo del genere, di unire gli ovuli ai suoi gameti.

A sentire lei, a suo tempo era diverso. In passato, sarebbe stato un uomo brillante. Mi è oscuro in qual senso. Uno così non può fulgere, neppure se messo in candeggina.

Ecco perché non mi pare strano che la Signora Lucia Caiazza, 52 anni, sia potuta finire con questo Vincenzo Garzia, 47 anni, pur essendo decisamente piacente e certo concupita da altri maschi. Eppure, basterebbe uno sguardo e una qualsiasi mente, dotata di appena un minimo di razionalità, capirebbe che non si tratta certo di un personaggio con cui accompagnarsi. Non vorrei dirlo, ma Lombroso, a giudicare da una prima occhiata, non aveva tutti i torti: l’abito fa il monaco e una faccia è un biglietto da visita.

Proprio un bel tipo con cui stare insieme…

Eppure, malgrado tutto, le donne, da Maria Chiara Previtali a Lucia Caiazza, al netto della differenza di età e dunque di esperienza, non vogliono capire. Diciotto, cinquantadue, o duecento anni, sembrano non influire sul gusto femminile.

La verità è che le donne, per una pulsione ancestrale, sono attratte dal violento. La legge della giungla è nel loro sangue – e risulta inestirpabile. Essendo tendenzialmente più debole fisicamente, la femmina cerca la protezione e questa è palesemente appannaggio esclusivo dell’uomo forte. La società contemporanea ha solo apparentemente mitigato la cosa: oggi il forte può essere chi ha i soldi, il posto sicuro. A gradi più bassi della scala sociale, dunque, è chiaro che trionfi il troglodita. I fratelli Bianchi di Colleferro ne sono la prova.

La Signora Caiazza, data la contingenza antropologica in cui viveva, non poteva che essere attirata da un individuo simile. Inutile raccontarci balle: è così e basta. Non c’entra la cosiddetta “sindrome da crocerossina”. Ci sarebbero tanti uomini da soccorrere, ma loro preferiscono concedersi ai più pericolosi – salvo poi dare la colpa alla popolazione maschile nella sua totalità. Purtroppo, troppo spesso, la donna non è vittima di un bel niente, ma si sceglie quello che scaverà la sua tomba. Potrebbe evitare, ma la natura è più forte di ogni buona raccomandazione. Cercai di spiegarlo a una mia ex che sosteneva non fosse vero. La stoppai subito chiedendole: “Ok, senti, tu pensi seriamente che uno come me potrebbe mai picchiarti?”. “Beh, no”. Ecco, appunto.

Matteo Fais

Canale Telegram di Matteo Fais: https://t.me/matteofais

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L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. Da ottobre, è nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi. 

2 commenti su “DOPPIO EDITORIALE – PERCHÉ LE DONNE VANNO CON I DELINQUENTI? IL CASO DI MARIA CHIARA PREVITALI E LUCIA CAIAZZA (di Davide Cavaliere e Matteo Fais)

  1. Storie che lasciano l’amaro in bocca. Situazioni che sembrano nate apposta per dimostrare che la teoria di Cavaliere & Fais sia assolutamente corretta. E tutto concorre a far pensare che, invece di diminuire, questi casi siano destinati a crescere. Non c’è da stupirsene, assieme alla naturale pulsione ad accompagnarsi col tipo figo e duro lavora la costante perdita di valori. Quand’ero ragazzino eravamo affascinati dalla figura di Fonzie, il bullo di Happy Days. Ma Arthur Fonzarelli era un duro e puro, nel senso che incarnava più la figura del cavaliere buono che proteggeva i deboli, sia donne che uomini. Oggi invece i bulletti sono spesso personcine prive di qualsiasi spessore morale, di scrupoli, di coscienza. Automi prodotti per affascinare troppe donnette altrettanto prive di personalità e carattere. Ometti & bambolette, un binomio terribilmente noioso e, ahinoi, pericoloso.

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