Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’ABORTO NELLA DISTORTA VISIONE FEMMINISTA (di Davide Cavaliere)

Non sono mai stato un avversario acritico dell’aborto. Ma, come ogni persona dotata di normale senso critico, mi interrogo sulla questione, sempre complessa, poiché chiama in causa la definizione dell’essere umano.

È sconcertante rilevare come, negli ultimi decenni, il tema dell’interruzione volontaria della gravidanza sia stato banalizzato e trasformato in uno spettacolo macabro. Basti pensare alle affermazioni di Marina Abramovic, oppure all’adolescente americana che ha deciso di raccontare le fasi del suo aborto filmandole e postandole su TikTok.

La propaganda antiumana delle femministe, secondo cui “una donna può fare quello che vuole del proprio corpo senza doversi giustificare, e può avere tutti gli aborti che vuole”, ha avuto un effetto devastante sull’immaginario collettivo e sul senso di responsabilità individuale. Sempre più persone pensano la soppressione dell’embrione e del feto come un “contraccettivo” e sono indotte a non usare i veri anticoncezionali.

Le femministe, e i loro sostenitori tra gli uomini, hanno fatto di tutto per diventare delle moderne Medee, delle assassine di bambini. Potevano impegnare le loro forze in una battaglia per la prevenzione delle gravidanze e per il sostegno alle ragazze madri, ma hanno preferito essere paladine della distruzione degli embrioni e dei feti.

Dopo aver ottenuto una legge prudente e razionale come la 194, hanno fatto di tutto per demolire quegli elementi morali che avrebbero potuto essere un argine alla diffusione della pratica abortiva. Per assurdo, le femministe, con il loro fanatismo abortista, si sono confermate nei ruolo negativo che i maschi hanno sempre attribuito alle donne: quello di Lamie, di Streghe, di portatrici di morte.

Davide Cavaliere

L’AUTORE

 DAVIDE CAVALIERE è nato a Cuneo, nel 1995. Si è laureato all’Università di Torino. Scrive per le testate online “Caratteri Liberi” e “Corriere Israelitico”. Alcuni suoi interventi sono apparsi anche su “L’Informale” e “Italia-Israele Today”. È fondatore, con Matteo Fais, del giornale online “Il Detonatore”. 

Un commento su “L’ABORTO NELLA DISTORTA VISIONE FEMMINISTA (di Davide Cavaliere)

  1. Mi ritengo femminista, non credente, ma in questo articolo concordo con Lei. Credo anch’io che negli ultimi anni si sia passati ad una sorta di fanatismo abortista, dove l’aborto viene fatto sembrare “una gita al luna park\come prendere delle caramelle”.
    Nei secoli precedenti, complici le scarse conoscenze sanitarie e contraccettive (e anche un certo fanatismo religioso che imponeva molteplici gravidanze) le donne morivano spesso di aborti auto-provocati.
    Legalizzare l’aborto avrebbe dovuto mettere fino a donne che si auto-avvelenavano con tisane di prezzemolo o si autodilaniavano (morendo dissanguate) con ferri da calza o si gettavano da altezze cadendo “di pancia” nella speranza di avere aborti spontanei. Forse all’epoca (prima degli anni ’70 e un po’ dopo) non si pensava che una volta legalizzato, l’aborto sarebbe stato banalizzato così; penso che si volesse per davvero evitare il male peggiore (la morte della donna per avvelenamento\dissanguamento).
    Comunque sia, negli ultimi anni (al giorno d’oggi i contraccettivi esistono e sono sicuri) si è esagerato, e l’aborto viene visto come “una cosa trendy” (non metto link a siti esterni femministi pro-aborto che fanno uscire slogan orrendi, immagino che siano già conosciuti dai lettori e da chi ha scritto l’articolo) si è voluto cancellare la discussione e riflessione sui danni (anche psicologici) che porta alla donna in primis, mettere a tacere il fatto che esistono associazioni che offrono aiuti e sostegno economico e psicologico per le donne che vivono gravidanze difficili, per evitare di ricorrere all’aborto, che dal mio punto di vista, se è considerabile come un diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo, è qualcosa che scivola facilmente nel fallimento della donna che decide di abortire.
    Anche perché non stiamo neanche parlando di donne stuprate che comprensibilmente provano ribrezzo all’idea di albergare “lo sperma dello stupratore dentro se stesse”, ma parliamo di ragazze e donne che non sono state stuprate, ma che abortiscono semplicemente perché il loro fidanzato non ha messo il preservativo e loro hanno lasciato correre.
    Lo dico da femminista “degli anni ’70”, non concordo con l’estremismo abortista da social network che è tipico dei giorni nostri e che prova fastidio a certi slogan e manifesti o manifestazioni abortiste.

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