Il Detonatore

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CENSURARE E’ SBAGLIATO SEMPRE E COMUNQUE. IL CASO DI ALBA DORATA (di Franco Marino)

Esistono moltissime specie predatrici che possono aggredire anche l’uomo. Se un domani, lo squalo si estinguesse, molti bagnanti tirerebbero un sospiro di sollievo. E pur tuttavia, nessuno si sogna di ucciderli in massa perchè la loro estinzione provocherebbe profondi squilibri. E’ l’opinione degli zoologi e in generale il motivo per cui in questi anni ci si è battuti per scongiurare la scomparsa di molte specie animali. Si pensi alla lince, per esempio.
In politica funziona più o meno allo stesso modo. Quando nel 2008 scomparve dal Parlamento il partito comunista, io anticomunista non fui contento. Quella sparizione, intendiamoci, non fu figlia di sentenze di tribunale. Semplicemente molti italiani nell’idea – rivelatasi infondata – che il PD potesse divenire il punto di riferimento dei socialdemocratici italiani, ritennero di non dover più votare il partito comunista, la cui ideologia fondante peraltro aveva principiato il suo declino all’indomani del crollo del Muro di Berlino. Ma quella sparizione creò dei vuoti che la sinistra PD ha abusivamente occupato, vendendosi poi al finanziarismo mercatista.

E’ con questo presupposto che guardo con sfavore e preoccupazione la decisione da parte della magistratura greca di dichiarare fuorilegge Alba Dorata. Sfavore per le medesime ragioni di cui sopra e preoccupazione perchè assisto all’ennesimo punto segnato dalle squadre universali (e universalistiche) della censura.
Alba Dorata è un partito nazionalista che rappresenta le ragioni di chi crede che la crisi economica vada ricercata nella globalizzazione. E’ una soluzione che può vedere alcuni in disaccordo, altri in accordo ma è assai poco prudente negarle una rappresentanza politica. Chi ha emanato tale scellerata sentenza evidentemente ignora che la democrazia stessa è ontologicamente l’emblema della rappresentanza. Dichiarare fuorilegge il nazionalismo otterrà come unico risultato di legittimare svolte eversive di ogni genere. E qualora queste dovessero prendere il sopravvento e raggiungere il potere, a chi ne contestasse le inevitabili derive censorie che inevitabilmente scaturiranno, potrebbero rispondere “I primi che volevano censurarci eravate voi”. E via con i processi popolari.

Sostenere questa tesi a sinistra è tempo e fiato sprecati. L’uomo di sinistra ha la sincera convinzione, anche sovente ammantando la propria militanza con parole ormai svuotate di ogni significato come libertà e democrazia, che ogni opinione esulante dal coro del Ministero della Verità vada censurata. E salvo pochissime persone, che si contano sulle dita di una mano, la convinzione presso gli adepti delle narrazioni sardinesche e coviddiane è che la censura sia buona e giusta. Quando su Twitter qualcuno ha scritto un concetto simile al mio, si è sentito rispondere che è giusto dichiarare fuorilegge Alba Dorata perchè i loro militanti “saccheggiano, insultano, aggrediscono”. Posto che ciò sia vero e, ammesso e non concesso che questa sia prerogativa dell’estrema destra – come se nell’estrema sinistra non vi fossero porcherie ben peggiori – bisognerebbe ricordare che una civiltà giuridica è tale quando la responsabilità penale è personale. Dichiarare fuorilegge un partito e dunque ogni suo iscritto solo per le intemperanze di alcuni, va contro ogni principio di civiltà, di stato di diritto.

Ed è esattamente questo il punto. Ormai la sensazione sempre più evidente è che la titolarità di quei diritti sociali e civili per cui la sinistra dice di essersi battuta in questi decenni, discenda dall’appartenenza politica: o la si pensa in un determinato modo o quei diritti non hanno alcun valore. Qualcosa di pericolosissimo, foriero di future – e forse già presenti – epurazioni.
Se a questo si aggiungono le cesoie che oggi minacciano chiunque non aderisce alla narrazione della dittatura sanitaria, appare chiarissimo che siamo in un punto di non ritorno.
Quando da ragazzino lessi 1984, pensavo che quello fosse un romanzo contenente alcune verità e molte esagerazioni.
In realtà Orwell era un ottimista.

FRANCO MARINO

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