Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

DIFFIDARE DELLE PANDEMIE: IL CASO DELLA SUINA – (di Davide Cavaliere)

Nel 1976, a Fort Dix nel New Jersey, cinque soldati americani si ammalarono d’influenza e uno di loro morì. Alcuni epidemiologi ipotizzarono che potesse essere il focolaio di una nuova epidemia influenzale. L’allora direttore dei Centers for Disease Control and Prevention, gli organismi di controllo della sanità pubblica, David Spencer, si spinse a prevedere una pandemia imminente e peggiore della spagnola del 1918. I presidi sanitari vennero allertati, venne approntata una centrale operativa soprannominata “centrale di guerra” e diffuse la notizia che il virus proveniva dai maiali, da qui il nome di “influenza suina”.

Secondo Spencer era necessaria una vaccinazione di massa per arginare la pandemia e ottenne finanziamenti dal congresso per avviare le sperimentazioni. In breve fu prodotto un preparato che, fin dai primi test, causava nel 20-40 percento dei soggetti dei pesanti effetti collaterali, alcuni potenzialmente letali. Spaventate, le compagnie assicurative ritirarono il loro appoggio e, temendo uno scandalo, il Congresso non mise ai voti il disegno di legge sul programma di vaccinazione. Spencer, che vedeva la sua reputazione e il suo posto di lavoro in pericolo, continuò ad alimentare un insensato allarmismo. Gli vennero in soccorso alcuni casi di polmonite registrati a Philadelphia, che fecero scattare l’allarme, amplificata dal quotidiano progressista New York Times. Venne riavviato il programma di vaccinazione e 43 milioni di persone sottoposte alla profilassi. Si registrano 74 decessi e 600 paralisi conseguenti all’inoculazione. Spencer venne licenziato da direttore dei Centers for Disease Control and Prevention, costretti a minimizzare i danni causati da un vaccino prodotto frettolosamente.

Trentatré anni dopo la finta emergenza del 1976, nel 2009, l’influenza suina tornò a scatenare il panico e la compulsione vaccinatoria. Alcuni focolai influenzali in Messico vennero ricondotti alla suina e i mass media scatenarono la paura globale da contagio. Una escalation di terrore indotto che raggiunse il culmine del giugno dello stesso anno, quando l’Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarò il massimo livello di allerta. Il tutto appariva ingiustificato, in Italia, in novembre, si contavano meno vittime di quelle della normale influenza stagionale. La stessa OMS, a ottobre, ammise che i dati erano incerti. In tutto il mondo erano stati eseguiti un numero insufficiente di test. L’allora direttore dell’agenzia sanitaria globale, Keiji Fukuda, dichiarò: “i casi di influenza certificati da test in laboratorio sono 79 e solo 7, tutti in Messico, si può dire con sicurezza che abbiano avuto un esito letale determinato esclusivamente dalla nuova influenza”.

Come nel 1976, il pericolo da suina si rivelò gonfiato artatamente, un teatrino mediatico. Il ministro polacco della sanità, Ewa Kopacz, definì il vaccino come una truffa a danno dei cittadini. Il deputato inglese Paul Flynn presentò un rapporto al Consiglio d’Europa in cui accusava l’OMS e alcune case farmaceutiche di aver alimentato il panico per ragioni di profitto. La giornalista scientifica Jane Burgermeister, autrice presso Nature e British Medical Journal, denunciò alla Procura della Repubblica di Vienna l’OMS e la casa farmaceutica Baxter. Secondo la giornalista, l’influenza suina era meno pericolosa della normale influenza stagionale. 

Nel 2010, a seguito delle proteste, cessò la campagna vaccinale. Non ci fu alcuna inchiesta seria sulla vicenda. Solo in Italia si comprarono 24 milioni di dosi per 168 milioni di euro. Alla suina sono attribuiti poco più di diciottomila decessi in tutto il mondo, a fronte dei 250-500.000 attribuibili all’influenza stagionale. Il comitato scientifico nominato dall’OMS era composto da sedici esperti, la maggior parte dei quali in conflitto d’interessi.

I fatti del 1976 e del 2009 dimostrano che le pandemie possono essere fabbricate attraverso i media e mediante una scienza per nulla “neutra” e “oggettiva”. Nutrire sospetti sulla buona fede di virologi e telegiornali è un sintomo di razionalità e saggezza. 

Davide Cavaliere 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *