Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

GLI AUGURI UNTUOSI DI CAROFIGLIO A TRUMP (di Franco Marino)

Gianrico Carofiglio, scrittore ed ex-magistrato

Carofiglio, per chi non lo conoscesse, è un ex-magistrato che a Napoli definiremmo “petrusino ogne mmenesta”, prezzemolino in ogni minestra.
La minestra è quella di La Setta dove in buona parte di quel teatrino che sono i talk-show left oriented, il nostro ammannisce spocchiose critiche nei confronti di chiunque non beva la pietanza petalosa.
Qualche sera fa è riuscito a rivitalizzare la figura di Salvini, il quale, contrapposto a duellanti che facevano di tutto per irritarlo parlando del nulla (qualcuno lo vuole capire che con i famosi 49 milioni, Salvini non c’entra una fava?) è apparso come un uomo vicino al popolo che invece si occupa di cose serie.
Oggi il nostro verga ad imperitura memoria un tweet dove, parlando di Trump, testualmente scrive: “Gli auguri di completa guarigione valgono per chiunque. Tanto premesso, è impossibile non percepire il potente messaggio di giustizia poetica che deriva da certe notizie sul (speriamo presto ex) presidente americano”.
Difficile, anche per uno che in quanto scribacchino politico dovrebbe esserci abituato, non stomacarsi di fronte all’untuosità di auguri come questi, per giunta contraddittori, nel senso che o Carofiglio fa gli auguri a Trump o ritiene che il fatto di essersi ammalato sia un messaggio di giustizia poetica. Ambedue insieme collidono.
Per conto mio, l’ho già scritto. Il giorno che dovessi ammalarmi gravemente di qualche malattia, stringerei la mano a chi, non sopportandomi, mi augurasse la morte. E’ perfettamente umano augurarsi che qualcuno che odiamo, se ne vada al creatore. Ma prenderei a calci chiunque mi scriva “Auguri di pronta guarigione, ma…”.Sono disposto a stimare i miei nemici e in generale coloro che mi augurino di morire. Gli untuosi che condiscono i propri finti auguri – in realtà sperando in segreto che io muoia – non li accetterò mai.
Sono certo che il vecchio Donald al quale auguro una pronta guarigione la pensi come me.
E chiudo rivolgendo a Carofiglio un’espressione vernacolare partenopea: “Chi vo ‘o male e l’ate ‘o sujo sta areta ‘a port. Chi desidera il male degli altri il suo sta dietro alla porta”.
Oltre a portare fortuna al destinatario.

FRANCO MARINO

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