Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

LA CAMPANIA BRUCIA, MA NOI PARLIAMO DI “PORTI SICURI” (DI MASSIMILIANO COSTANTINO ESPOSITO)

L’ennesima “batteria” di roghi tossici ha attanagliato zone del napoletano e del casertano, creando una cappa acre e nuvoloni neri visibili a diversi chilometri di distanza. Ulteriore apocalisse ambientale consumata in nottata, nella zona industriale tra Carinaro e Teverola. In fiamme un deposito contenente circa cento autoveicoli. Contemporaneamente i Vigili del Fuoco controllavano il mega rogo tossico, iniziato la mattina precedente, nei pressi del campo rom di Giugliano, zona Asi, in una eroica e logorante attività di spegnimento. A parte questi macro eventi, ci segnalano decine di altri fenomeni nocivi nei pressi delle campagne antistante il percorso viario nella zona dell’asse mediano. Stanotte, “sembra come se ci fosse stata una guerra, un bombardamento”: ecco cosa scrivono sui social diversi residenti delle zone calamitose. “Dobbiamo dormire o chiuderci in casa, perché a qualsiasi ora del giorno e della notte l’aria è acre ed irrespirabile”. Gli abitanti della Terra dei Fuochi sono sottoposti a continui agenti inquinanti e cancerogeni che portano ad una impennata di patologie oncologiche, in alcune zone direttamente interessate da questo fenomeno. Si aggiungono le migliaia di “ecoballe”, che di eco oramai non hanno più nulla, parcheggiate da anni a Caivano e Giugliano, che sia Renzi che il governatore De Luca avevano preventivato di eliminare ma che, a oggi, restano dove erano. Nella giornata dell’11 settembre 2020 si attende a Giugliano, la visita del Ministro dell’Ambiente Costa, che tempi addietro aveva dichiarato la diminuzione dei roghi, in seguito alle misure adottate. Nel frattempo le elezioni regionali campane sono alle porte, diversi comuni sono al voto e l’argomento in questione risulta roboante per ogni fazione politica. I roghi restano, i territori continuano ad avvelenarsi, la popolazione ad ammalarsi. Mentre, la mattina del 12 settembre, è previsto un sit-in di un gruppo di residenti, fuori al campo rom di Giugliano, località Ponte Riccio. 

Scrivo questo pezzo per alcune testate e web tv locali, come ne scrivo spesso, tra corse in scooter seguendo i nuvoloni neri di morte nel cielo. Te ne accorgi che ti stai avvicinando, quando il sapore sulla lingua si fa acre, e sai che devi iniziare ad indossare la maschera a filtri. Altro che Chernobyl di netflix, sul divano.

Mi aspetto titoloni sui giornali. Ed invece, il nulla. Mi ritrovo, sulla maggior parte dei quotidiani, solo di un focolaio in una città chiamata Lesbo. Un campo profughi in fiamme, appiccate dagli stessi occupanti, in lockdown per covid. Gli danno fuoco per evadere. Da quel che leggo, così sembra siano andate le cose.

E la terra dei fuochi, dove e’ finita?

Non ne trovo traccia. Condivido questi contenuti in qualche post sulla mia bacheca, qualche sporadico consenso come al solito, da pochi fedelissimi, non troppo annoiati dalla tempesta incessante di banali algoritmi dilatati al controllo. Mi ritrovo solo per caso, sulla pagina di un deputato che parla di porti non sicuri in Libia e della necessità di approdi italiani e prese di responsabilità nostrana, con o senza Europa. Tutto giusto. Mi permetto di scrivere, con molta pacatezza, che neppure le zone terremotate sono tanto, poi, dei porti sicuri, poiché identiche. Un minuto dopo è la catastrofe. In pochissime ore oltre cento commenti, molti di offesa e derisione. Ho raggiunto il mio momento di notorietà. Un argomento che ha ricevuto l’attenzione insperata, dato che a stento mi leggono con i contenuti di lotta per la comunità che tratto quotidianamente.

Supero le contraddizioni del caso, mi rimetto all’opera, nei lamenti silenziosi di un popolo dimenticato. Risalgo sul mio scooter impolverato, filtri della mascherina nuova, come in guerra. E invece di seguir le stelle, mi scruto il cielo, in attesa dei nuvoloni neri di morte. Seguendo il vento, che ne porta l’odore. Nell’indifferenza di chi legge, di chi scrive. Nel vuoto, nel sogno, forse ormai, nel Nulla.

Massimiliano Costantino Esposito

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