Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’OMICIDIO DI WILLY MONTEIRO E’ L’EMBLEMA DI UNA SOCIETA’ VIOLENTA (di Franco Marino)

In questi giorni in cui, per cause di forza maggiore, non ci sono stato, ovviamente il mondo è andato avanti. E sono successe alcune cose su cui la tentazione, in principio, era di scrivere un articolo su ognuna di esse, fin quando non mi è apparso un filo che, come per magia, le unificasse.
Mi riferisco alla incresciosa vicenda di Colleferro che ha visto vittima il povero Willy Monteiro e alle deliranti dichiarazioni di Zingaretti che ha aizzato (sic!) quelli che benpensano alla rivolta popolare contro i “negazionisti del covid-19”
Questi eventi, presi in maniera isolata, sono abbastanza banali, nella loro tragicità. Chiunque abbia letto “la banalità del male” della Arendt e messo sotto la lente di ingrandimento la figura del mediocre gerarca nazista Eichmann, sa che è tra le pieghe del banale che si nasconde l’animale.
Sappiamo sin troppo bene che purtroppo esistono bulli che se la prendono con tutti coloro che non rientrano negli standard imperativamente proposti dai media mainstream ed è solo quando ciò degenera in omicidi e suicidi della vittima che entrano nel cono di luce dei media. Tutti sanno che esistono violenze sotterranee che si consumano da decenni nel silenzio generale dei media e spesso con la complicità attiva e passiva degli educatori. Così come conosciamo la tendenza ormai generalizzata di delegittimare le opinioni altrui, cosa su cui la sinistra nelle sue varie declinazioni – che Costanzo Preve raffigurò in un metaforico serpentone metamorfico – dalle remote epoche comuniste a quelle moderne ha sempre avuto una mano da maestro.
E’ anche profondamente sciocco, come vedo fare, buttarla in caciara politica: in un paese normale, chi uccide un altro individuo, indipendentemente dall’etnia e dalla nazionalità dell’assassino e della vittima, dovrebbe scontare il resto dei suoi giorni nelle patrie galere.
Così come fa sorridere anche il tentativo, dal sapore vagamente incel, di ascrivere il delitto alla figura del macho palestrato amato dalle donne. Ho visto superpalestrati delicatissimi d’animo. Uno tra questi, un istruttore di body building, per la morte di mio padre mi ha scritto un messaggio carico di affetto che verrebbe da sorridere all’idea che uno di questi possa essere un bullo. Così come Angelo Izzo, il mostro del Circeo, appartiene in pieno alla figura dell’incel. Toglierei dunque di mezzo anche questa argomentazione.
Ancor più criminalmente idiota è associare le arti marziali al bullismo quando – e lo sa chiunque le abbia praticate – queste educano esattamente al contrario, ossia alla padronanza della propria forza.

La realtà è che la nostra è una società violenta, di bulli. Che spesso non si accorgono di essere tali. Che ancora credono che l’unica violenza sia quella fisica mentre esistono forme sottilissime di violenza psicologica che si consumano ogni giorno.
Quando un leader politico di un importante partito come il PD dice testualmente che occorre una rivolta popolare contro chi, a torto o ragione, nega le narrazioni ufficiali attorno al covid-19, di fatto violando il diritto di opinione e di espressione, cos’è questa se non una violenza?
Quando uno come Mentana scrive che chi non è d’accordo con l’idea che si debba costringere un’intera società a muoversi vestita come Zorro, salutandosi con i malleoli e le gomitate, vada isolato, di fatto anche qui violando i diritti di espressione più basilari, cos’è questa se non una violenza?
Il nostro è un mondo dove si fa violenza dalla mattina alla sera. Da quando cancelliamo gli amici dai social e gli togliamo il saluto perchè hanno un’opinione che non ci piace a quando scriviamo sui nostri profili twitter “No leghisti, no bandierine”. Da quando linciamo questo o quel personaggio pubblico perchè dice qualcosa di sgradito a quando violiamo costantemente le più elementari basi dell’onestà intellettuale.
Il primo partito italiano è asceso al proscenio propagandando slogan che in nessun paese davvero civile e democratico sarebbero consentiti mentre il secondo dopo che per un decennio ha detto e scritto tutto il peggio sul primo, adesso ci si allea. Ed entrambi rinnegano ciò che li ha portati al successo, per mero opportunismo.
Abbiamo giornalisti violenti che, ogni giorno, usano linguaggi violenti, offensivi, sprezzanti, acidi. E stiamo parlando di gente che maneggia una cosa delicatissima come la comunicazione.
Davvero il problema sono i bulli che ammazzano un innocente? Chi è che li ha educati così? Chi è che ambirebbe a spiegare loro che non ci si può fare beffe dei diritti altrui? Per caso Zingaretti e Mentana che per primi violano i diritti degli altri di farsi una propria opinione su qualcosa? Per caso tutti quei politici che mentre ai tempi della Rackete giustificavano lo speronamento delle guardie costiere e le violazioni della sovranità inneggiando ad una fantomatica disobbedienza civile, oggi propagandano violenza contro chiunque abbia opinioni personali sul covid-19 perchè, in un rigurgito di vieta retorica legalitaria, ci dicono che bisogna obbedire ad un governo che, in violazione di ogni prassi costituzionale, da mesi va avanti a colpi di decreto, approvando silenziosamente norme liberticide?

I quattro bulli di Colleferro non nascono a caso. Fondano la loro forza in una società violenta sino alle fondamenta, dove ogni giorno viene sparsa violenza a gettito continuo e a reti ormai unificate. E dunque imparano il messaggio che in questo mondo ci si fa strada solo con la violenza e che se si sta dalla parte giusta contro un’ipotetica parte sbagliata, si può anche farla franca. Perchè lo sappiamo tutti che il problema non è che abbiano ucciso un povero cristo ma che fosse capoverdiano e che gli assassini fossero “italianissimi” e sospettati di vicinanza con l’estrema destra. Perchè se per caso la vittima fosse stata italiana e gli assassini immigrati, si sarebbe trovata la solita scusa per minimizzare.
Se in un consesso civile, la violenza ha una pretesa collocazione politica e dunque una relativa giustificazione a seconda della vittima, ci possiamo davvero stupire che esistano i bulli?
Il bullismo nasce proprio da questa subcultura: ritenere qualcuno, per qualche ragione, ontologicamente inferiore e perseguitarlo. E’ quello che avviene ogni giorno, nel silenzio generale degli stessi che oggi si scandalizzano.
Che sono molto più violenti dei bulli di Colleferro.

FRANCO MARINO

2 commenti su “L’OMICIDIO DI WILLY MONTEIRO E’ L’EMBLEMA DI UNA SOCIETA’ VIOLENTA (di Franco Marino)

  1. Sono pienamente d’accordo in questa lucida e imparziale analisi….oggi su tutti i fronti non si combatte un avversario..ma un nemico da abbattere..non da sconfiggerlo…e’ il frutto di anni di cattiva comunicazione…oserei dire comunicazione perversa..e esclusivamente di parte….Un saluto e condoglianze…

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