Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

“DONNA, DIMMI/ COSA VUOL DIR SONO UNA DONNA ORMAI”: BATTISTI, IL PATRIARCALE (di Matteo Fais)

Quei versi! E la chitarra così dolcemente propensa ad accompagnare una voce popolare e romanticissima

E dire che, oggi, Lucio Battisti e il suo paroliere, Mogol, sarebbero banditi da ogni consesso musicale. No, Lucio non canterebbe mai di figli fatti con l’utero in affitto e di bambini con due padri o due madri. Dubito anche che indosserebbe bandiere arcobaleno. Né mi vedo Mogol intento a scrivere canzoni per quella mezza sega di Young Signorino.

Ma, sul serio, voi avete mai analizzato i testi del più grande cantante italiano di sempre? Battisti e Mogol promuovono un amore che “Non può essere soltanto una primavera”. E poi quel “Tu sei mia”. Che brivido di vera passione, ormai totalmente inconcepibile per i canoni femministi del distanziamento sociale e amoroso

E quell’acqua azzurra, con la differenza così netta tra vergine e puttana. Da galera! Povero, povero Lucio! Da quando c’è il politicamente corretto “tutto questo non c’è più”. 

Ma, del resto, è dal ’98 che è morto il nostro vecchio caro angelo. Come si potrebbe oggi cantare così impunemente il proprio disappunto per una, con parole quali “Ma quante braccia ti hanno stretto per diventar quel che sei?”. Retrogrado, retrivo e – mon dieu – forse patriarcale. Certo, poco cuckold. Non gli va che la tizia abbia visto troppi cazzi nel suo percorso di (de)formazione. Assurdo. Le femministe avrebbero tutta una serie di spiegazioni psicologiche – “insicurezza del maschio bianco occidentale”. Che poi, questo voleva pure “rubarle la sua verginità”. Che scandalo! Ma non la direbbe neppure quel fascista di Salvini una cosa simile. La verginità! Roba da reazioni. Infatti – malgrado ci abbiano provato – Battisti non avrebbe mai potuto trionfare nel mondo anglosassone, con quell’antropologia da strapaese, dato che lì il puttanesimo era già la filosofia imperante ben prima degli anni ’60.

Eppure, queste canzoni restano il meglio della produzione italiana degli ultimi cinquant’anni. Young Signorino e pipparoli trap vari possono solo farsi seghe a vita al suo cospetto. 

Ciao Lucio, ci manchi tanto e vorremmo sinceramente che prendessi a pugni ogni perbenista “solo perché è stato un po’ scortese”, anzi perché ha rotto i coglioni con la sua smania di politically correct. Tu chiamale, se vuoi, emozioni per gente che non crede nel falso progresso.

Matteo Fais 

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A settembre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

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