Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

RELIQUIE DI TE – L’OCCORRENTE PER RICORDARE (di Matteo Fais)

Restano reliquie sparse, piccole cose ritrovate per caso, girando per casa un po’ spaesati, cercandoti. È così con una donna lontana. Si vive di amore e feticci, indizi sul luogo del delitto. L’astenia, addosso, invece, dura poco. Domani, si vorrebbe nuovamente amare – la nausea del desiderio passa in fretta.

Non è incredibile quello che lasciamo di noi un po’ ovunque, amore mio? Una pinza per capelli, senza odore. Un caricatore di cellulare. Una maglia nella lavatrice – perché mai l’avrò lavata?! Poi ci sono cose più immateriali: le canzonette stupide che in milioni avranno ascoltato prima di noi e quelle più ricercate, come Black Coffee di Sarah Vaughan, che mi ricordano già troppo per una vita in fondo così breve.

Sarah Vaughan, Black Coffee

“Quante carezze e tragedie notturne può sopportare una stanza?”, mi chiedo, mentre guardo l’altro lato del letto. Vedi, ho perso la leggerezza e la brama è divenuta sfacelo, vuoto della sera, nostalgia dei pochi giorni felici. 

La solitudine mi è rovinata addosso. Non so neppure se il resto della giornata mi basterà per soffrire come vorrei, per fare i conti con questo repentino cambiamento che è settembre, con la sua crudeltà che gela l’estate. 

Mi hai scritto, mentre ti allontanavi controvoglia, con gli occhi impastati di lacrime: “Ci crederesti? Non ho più voglia di vivere”. Io, invece, ho taciuto la verità, ma ero aggrappato al tavolo, subito tornato alle mie misere parole, questo gioco di dadi e fortuna, a cercare formule per dire in fin dei conti poco o niente di un dolore muto, della vita regredita, del sole che si è fatto improvvisamente odioso.

Così, mi siedo qui e constato che l’esistenza, senza te, è un orrore sereno, un silenzio che riempio ascoltando altra musica, senza entusiasmo, risa improvvise, intimità di amanti in fiamme, neppure il privilegio di essere ridicolo per te. E penso, penso che tu mi ami con sorrisi inimmaginabili per me che sono un’eterna smorfia di contrizione. 

E la sento che arriva, una notte senza consiglio, un bicchiere di vino da soli, ancora osservando questi poveri resti di una gioia terrorizzante. Non ho peso e vorrei emettere un rumore assordante sbattendo la testa al muro, mentre dentro mi rintrona un suono di ghigliottina, un sussurro atroce di bisturi contro le ossa rotte nei nostri schianti. 

Mi restano le lenzuola, prima che tu le lasci del tutto. Raccoglierò cadaveri e fantasmi da mezzanotte al mattino. Guarderò gli ultimi spasmi, la lontananza farsi concreta, mentre dalla finestra entrerà settembre, maledetto e piacevole solo per chi vive crogiolandosi. Tu eri l’estate, l’ultimo sfavillio.

Stanotte, mi aspetta una gran fatica: accettare l’autunno, i giorni che ci dividono. Ma in inverno, ti prego, vieni nuovamente, riporta qui agosto, il calore leggero. Sono così felice che abbia dimenticato qualcosa. So che significa: tornerai.

Matteo Fais

L’AUTORE

MATTEO FAIS nasce a Cagliari, nel 1981. È scrittore e agitatore culturale, fondatore, insieme a Davide Cavaliere, di “Il Detonatore”. Ha scritto per varie testate (“Il Primato Nazionale”, “Pangea”, VVox Veneto”). Ha pubblicato i romanzi L’eccezionalità della regola e altre storie bastarde Storia Minima, entrambi per la Robin Edizioni. Ha preso parte all’antologia L’occhio di vetro: Racconti del Realismo terminale uscita per Mursia. A settembre, sarà nelle librerie il suo nuovo romanzo, Le regole dell’estinzione, per Castelvecchi.

2 commenti su “RELIQUIE DI TE – L’OCCORRENTE PER RICORDARE (di Matteo Fais)

  1. Come sempre Matteo ci stupisce, scrive parole ricamate come merletti e poi , a volte, le vomita come latte andato a male.Ma le sue parole o accarezzandoti o facendoti tappare il naso, svegliano quella cosa che è in ognuno di noi e che chiamiamo
    anima.

  2. Splendido articolo! Non sono riuscita a trattenere la commozione da quanto è struggente… Quelle parole attraversano l’anima e implorano di restare.

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