Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

L’INUTILE DIBATTITO SUL REFERENDUM PER LA RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI (di Franco Marino)

La scena finale dell’attentato al Commissario Cattani della fortunata serie La Piovra fu vista da circa venti milioni di persone e chi non l’ha vista può cercarla su Youtube. Il commissario, pregevolmente interpretato da Michele Placido, esce dall’ospedale dove ha appena parlato con un pentito gravemente ferito a seguito di un attentato di pochi giorni prima che aveva per obiettivo lo stesso Cattani e dal quale quest’ultimo si era miracolosamente salvato. Ad attenderlo, un manipolo di killer appostati che, non appena riconosciuti dal commissario che li apostrofa dicendo “Sono qua”, iniziano dapprima a sparargli alcuni colpi isolati, con Cattani che – scenograficamente ma poco credibilmente – rimane in piedi, per poi crivellarlo con una pioggia di mitragliate che vedono alla fine il poliziotto antimafia crollare esanime a terra, appoggiato ad un muro.

I più deboli di stomaco mi perdoneranno ma a me viene da pensare ad una scena del genere quando si pensa alla querelle sulla riduzione dei parlamentari, allorchè la divisione tra le forze politiche in campo è tale che per molti si starebbe consumando un momento storico mentre per altri si sta assistendo ad un colpo mortale alla democrazia.
La realtà, ben più banale come al solito, fa giustizia di ogni esagerazione dell’una e dell’altra parte e ci ricorda che oggi la democrazia ricorda moltissimo il povero Cattani: crivellata da una smitragliata di colpi che, presi isolatamente, non sono certo decisivi ad ucciderlo ma alcuni, più di altri, hanno colpito a morte il Commissario Democrazia.
In merito a tutta la discussione sul taglio dei parlamentari e dei vitalizi, se da una parte è insopportabile la retorica di chi crede che in questo modo si risparmi chissà che, dall’altro lato è insopportabile anche che si creda che una pallottola sul braccio faccia male come la pallottola che colpisce un organo interno. Quanto del resto i cittadini siano intimamente d’accordo su questo lo si vede dalla scarsa partecipazione sul tema, già prima dello scoppio dell’emergenza covid-19, tanto che è stato necessario uno scandalo farlocco, quello sul bonus covid di 600 euro, per riaccendere il dibattito.

La prima cosa da dire al riguardo è che tutta la battaglia ideologica su questo tema nasce da una serie di grandi equivoci di fondo.
Il primo di questi è che la riduzione faccia risparmiare un sacco di soldi.
Quanto questo sia falso, è sufficiente leggere il bilancio dello stato per rendersene conto. Calcoli alla mano, le spese per le istituzioni costituiscono, ad oggi, lo 0,0002 del bilancio totale. Come si possa parlare di “momento storico” per la democrazia e di “risparmio per le tasche degli italiani” – che nel mentre vengono rapinati in altri modi – lo sanno solo i demagoghi dell’antisistema e finti contenitori di malcontento che, da anni, cavalcano questo tema. D’altra parte, anche coloro che si oppongono alla riduzione di vitalizi e parlamentari si dividono in due: quelli che ai vertici vogliono semplicemente conservare la cadrega e mantenere i privilegi e un’opinione pubblica di rincoglioniti che mostrano di non sapere che da quando sono state eliminate le preferenze, il Parlamento è diventato qualcosa di molto simile al televoto dove i televotanti debbono dire soltanto “sìsì” o “nono” e che, dunque, con questa riforma, si assiste solo ad una riduzione di parlamentari e di stipendi, senza che la democrazia ne ricavi un reale danno decisivo, dal momento che ad averla uccisa sono, in realtà, ben altre cose.

Atteggiarsi a medico legale e cercare di capire esattamente quale pallottola abbia provocato il decesso del Commissario Democrazia avrebbe poco senso, anche considerando che l’agguato è ancora in atto. Sappiamo che il Commissario cadrà ma non è prudente fare l’autopsia durante l’attentato.
E pur tuttavia, senza dubbio alcune pallottole hanno fatto male più di altre.
Dovendo trovare le pallottole più decisive, si starebbe a fare una lista chilometrica, così come allungherebbe enormemente questo articolo spiegare come e perchè la democrazia italiana, nel 1948, sia nata morta.
Una di queste pallottole è l’abolizione delle preferenze. Proposta da Calderoli, la legge elettorale che le ha tolte è stata definita sempiternamente Porcellum proprio perchè il suo principale ispiratore, durante un’intervista televisiva, la consacrò urbi et orbi come una porcata. Nè si può definire diversamente una legge elettorale che togliendo ai cittadini il potere di votare un parlamentare e costringendoli a votare un simbolo, di fatto sradica la politica dai territori per trasferire la democrazia sui media mainstream. E’ stata l’abolizione delle preferenze a trasformare la politica in un perenne truman show dove non contano i contenuti ma l’immagine, dove i politici ormai non si scrivono più i discorsi da leggere in pubblico come si faceva un tempo, ma parlano a braccio.
Oggi che le preferenze non ci sono, i politici sono, in realtà, consumati showman. Salvini è stato un conduttore radiofonico – ed è comunque un giornalista professionista – di Grillo conosciamo il suo passato di fuoriclasse della satira, di Berlusconi sappiamo che è stato il più grande pubblicitario italiano e, paradossalmente, non potendo considerare le sue partecipazioni alla Ruota della Fortuna come esperienze rilevanti, l’unico politico di grosso peso che in questi anni ha perso smalto è proprio colui che la comunicazione l’ha praticata di meno, cioè Renzi.

Il fenomeno dei comunicatori in politica non è certo esclusivo di questo tempo e del resto, da quelli più anziani di me, sono venuto a conoscenza di noti comunicatori del passato come La Pira, La Malfa e molti altri, che tuttavia politicamente hanno sempre contato poco o nulla.
Oggi su Youtube si può ritrovare qualche discorso di importanti politici del passato. E se Almirante, ossia il più grande comunicatore della storia della Prima Repubblica, si presentasse alle elezioni oggi, prenderebbe il 70%. Ai suoi tempi non andava mai oltre l’8-10%.
Perchè la gente magari, sì, si emozionava nel sentirlo parlare. Ma poi votava il parlamentare che gli risolveva i problemi sul territorio, votando così indirettamente il suo partito.

Certamente con le preferenze si assisteva ad alcuni deplorevoli fenomeni – come il voto di scambio, per esempio – che, tuttavia, sono in una democrazia inevitabili e che peraltro, nel caso delle preferenze, dipendono anche dalla debolezza congenita del potere esecutivo.
Ma almeno il cittadino aveva la sensazione di essere ascoltato da qualcuno che davvero conosceva il territorio e che si occupava dei suoi problemi.
Dal porcellum in poi, molte leggi sono passate sul tavolo dei riformatori ma nessuna di queste prevede il ritorno alle preferenze.
E questo si può spiegare soltanto col dato elettorale che vede i partiti più sui media mainstream forti anche in Parlamento ma debolissimi sui territori, dove, Lega a parte, TUTTI i partiti sono in grave crisi e hanno preferito mandare avanti alcuni personaggi forti da una parte e dall’altra (Bonaccini, Musumeci etc.) quanto più possibile sradicandoli dai partiti di provenienza e dove il Movimento 5 Stelle, che ha avuto la faccia tosta di presentarsi col suo simbolo, ha preso una mazziata.

Tutto questo per dire che la riduzione dei parlamentari non è stata l’unica pallottola mortale che sta uccidendo il Commissario Democrazia.
E’ sicuramente l’ennesimo salasso che tuttavia nasce da una democrazia nata già malata perchè elaborata da due politici come De Gasperi e Togliatti, eterodiretti da USA, Gran Bretagna e URSS, il cui unico scopo era quella di tenere l’Italia sotto il tallone ora americano, ora sovietico.
Spacciare questo referendum come il colpo di grazia sarebbe un insulto alla nostra intelligenza.

FRANCO MARINO

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