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L’EDITORIALE – NON ESISTE ALCUNA “CULTURA DELLO STUPRO”, QUINDI RISPARMIATECI LA MORALE FEMMINISTA (di Davide Cavaliere)

Si parla tanto della cosiddetta “cultura dello stupro”, denominazione che si riferisce alle forme di giustificazione sociale della violenza sessuale. Lo stupro, però, non è, almeno nella maggioranza dei casi, un atto culturale, bensì biologico. 

Lo stupro è documentato in gran parte dei mammiferi ed è sopravvissuto come pulsione istintuale per milioni di anni in migliaia di specie diverse. Per farla breve, la violenza sessuale è iscritta nei nostri geni. Al sostantivo “violenza” si aggiunge l’aggettivo “sessuale” perché è un atto che ha a che fare con l’eros. 

Le donne possono vestire come vogliono, certamente, ma devono sapere che un abbigliamento provocante può rappresentare uno stimolo allo stupro, non che la cosa debba essere usata come un’attenuante in tribunale, sia chiaro. Ma la radice della violenza carnale è, per l’appunto, la carne. L’unico provvedimento efficace in grado di abbassare la recidività degli stupratori è la castrazione chimica, che smorza il desiderio sessuale. Trattandosi di una pulsione violenta che attiene alla nostra natura, può essere eradicata solo con strumenti duri, non certamente con qualche corso sul rispetto della donna condotto da un’attivista uterocentrica di NonUnaDiMeno. 

La suddetta posizione è sostenuta da una bibliografia sterminata e da personaggi in vista come Steven Pinker, tra i più grandi scienziati mondiali e uomo di fede progressista, non certo un bieco reazionario. Anche femministe acute come Camille Paglia e Wendy McElroy hanno una visione “biologica” dello stupro. Lo stupratore è colui che non sa contenere il suo appetito sessuale, è “incivile” se prendiamo per buono l’aspetto fondamentale attraverso cui Freud ha definito la civiltà, il controllo delle pulsioni

Ma perché sono quasi sempre le donne a essere vittime di violenza? Non è colpa di un presunto e inesistente “dominio maschile”, ma è un fatto anch’esso legato alla costituzione biologica dei maschi e delle femmine. Il sesso condiziona condotte e desideri sociali. In innumerevoli specie animali, compreso l’uomo, i maschi sono più aggressivi delle femmine. Il motivo essenziale di questa accresciuta aggressività è la competizione che oppone i maschi per la conquista delle femmine. Un tropismo fisiologico spinge l’uomo ad accoppiarsi con più donne possibile, nel tentativo di trasmettere il suo patrimonio genetico. Le donne sono più selettive, cercano, in vista della gravidanza e della cura della prole, un maschio forte e affidabile. La situazione in cui una donna violenta un uomo, oltre a essere fisicamente più difficile, è più rara data la ridotta aggressività e libidine della femmina. Il cosiddetto “patriarcato”, per spiegare lo stupro, serve a poco o nulla. 

Una donna, per quanto non particolarmente bella, avrà sempre dei buoni e numerosi pretendenti tra cui selezionare; un uomo, al contrario, se poco attraente, marcirà nella solitudine, visto che la maggior parte delle femmine si indirizzerà verso, più o meno, i medesimi soggetti rispondenti ai canoni della forza fisica o della ricchezza economica. La rivoluzione sessuale ha reso le donne più consapevoli del potere della vagina, al contempo, però, le ha deresponsabilizzate, convincendole di essere sempre e solo vittime del fallo. L’adagio femminista: “una donna può passeggiare vestita come vuole a qualsiasi ora della notte e in qualunque luogo” è palesemente falso. Adottare norme di prudenza minima non è oppressione, ma serve a evitare di suscitare il desiderio sessuale, in luoghi isolati, di persone incapaci di controllarsi. Il tipo di abito non dovrebbe costituire un’attenuante, ovviamente. Lo stupro è, senza dubbio, ingiusto, ma esisterà sempre una quota di tali soggetti, essendo la violenza carnale connaturata alla libido umana. Bisogna prevenire, almeno in alcune situazioni, il rischio di incorrervi. Gli uomini hanno le loro colpe, ma per favore, basta col moralismo femminista.

                                   Davide Cavaliere 

Un commento su “L’EDITORIALE – NON ESISTE ALCUNA “CULTURA DELLO STUPRO”, QUINDI RISPARMIATECI LA MORALE FEMMINISTA (di Davide Cavaliere)

  1. La cultura dello stupro esiste.
    La maggioranza degli stupri non avviene nelle strade isolate percorse di notte ( è un luogo comune che mistifica la realtà ), ma in ambiti considerati sicuri.
    Spesso i responsabili sono gli ex ( compresi gli ex amici ), ed è un’azione voluta per vendicarsi, umiliare oppure ribadire il dominio sulla ragazza/donna. Più cultura dello stupro di così si muore.

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