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L’EDITORIALE – VOGLIONO LA BUON COSTUME “ARCOBALENO”, LA GALERA PER CHI DISSENTE (di Davide Cavaliere)

Non li si può perdere di vista un secondo. Bisogna controllarli, perché si tradiscono, basta lasciarli parlare. Infatti Gaypost pubblica un articolo, in cui manifesta il proprio dissenso per l’approvazione dell’emendamento Costa alla legge contro le discriminazioni sessuali. L’emendamento in questione non snatura l’impianto generale della legge, ma inserisce delle correzioni dettate dal buon senso, ormai smarrito dalla carnevalesca comunità LGBT e annessi vari

Il testo di Costa recita: “Ai sensi della presente legge, sono consentite la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte“. Insomma, in un Paese civile, bisogna ribadire in un testo di legge che l’espressione libera e legittima delle proprie idee non può essere punita con una sanzione pecuniaria o carceraria. Il suddetto emendamento proprio non piace alle associazioni “arcobaleno”, che non perdono occasione per manifestare le proprie pulsioni censorie e inquisitorie. Stando a quanto riportato nell’articolo di Gaypost, secondo Natascia Maesi, del direttivo nazionale di Arcigay: “L’Italia è quel Paese in cui accade che una parte della maggioranza che presenta una legge contro l’omobilesbotransintersexafobia e la misoginia attesa da anni, chiesta a gran voce dall’Europa e dalla società civile, chieda una pausa di riflessione durante la discussione in Commissione Giustizia su una quantità indecente di emendamenti ridicoli e farlocchi o palesemente strumentali”. 

Fare un respiro profondo e poi ragionare. Al netto della ridicola espressione “omobilesbotransintersexafobia”, degna sostituta di “supercalifragilistichespiralidoso”, alla Maesi proprio non va giù che non si possano mandare in galera quelli che affermano la propria contrarietà al matrimonio e alle adozioni omosessuali. Gli emendamenti presentati, che vengono liquidati come “ridicoli e farlocchi”, servono a tutelare la libertà di opinione e a salvaguardare i cittadini da una deriva illiberale. Nessuno pensa che non debbano essere punite le violenze fisiche e verbali nei confronti di omosessuali, transessuali, lesbiche e così via, ma non si può considerare “violenza” o “offesa” qualunque dichiarazione non in linea con la catechesi LGBT

Si pronuncia, in materia, anche lo scrittore Franco Buffoni: “Proposta di legge Zan. In definitiva: perché dovrebbe essere tutelato il diritto di alcuni ad offendermi – negandomi legittimità e dignità – e non il mio diritto a NON essere offeso?”. Buffoni, così come le associazioni “arcobaleno”, non capisce che non esiste il diritto a non essere offesi. Il sentimento dell’offesa è soggettivo, non può essere definito per legge. Urlare “frocio di merda” è sicuramente offensivo, ma argomentare la propria contrarietà allo pseudo-matrimonio omosessuale? Qualcuno, certamente, si sentirà ferito, ma la libertà di parola è più importante dell’ipersensibilità di qualche individuo. Inoltre, non si preoccupano mai se le loro dichiarazioni contro la famiglia eterosessuale o la religione possano offendere la sensibilità altrui. 

Una società sana e democratica non rifiuta la dialettica, non mette a tacere qualcuno per timore delle reazioni dei “fragili”. Ma, forse, alle associazioni LGBT non interessa la democrazia né il confronto socratico. Dietro alla patina luminosa delle parole “rispetto” e “diversità”, mirano a imporre, in manus legis, la propria ideologia sessual-politica. L’attivismo gay-trans si presenta spesso in modo chiassoso e sboccato, salvo poi dimostrarsi bigotto e intollerante contro l’avversario politico. Vorrebbero una nuova rivoluzione sessuale contro il perbenismo, solo per imporre alla società un chador arcobaleno e un rinnovato pudore anti-eterosessuale.

Il DDL Zan-Scalfarotto, che tanto piace ai militanti delle associazioni gay, muove in questa direzione, quella di una legge per punire i nuovi crimini “contro la pubblica morale”, ovvero le dichiarazioni che non piacciono ad Arcigay. Il disegno di legge non mira a punire l’omofobia violenta, ma a perseguitare quanti dissentono dalla vulgata omosessualista. A seguito dell’emendamento Costa non sarà possibile, per questo non incontra l’approvazione dei neobigotti gay e trans, che, infatti, protestano con la solita nauseabonda retorica sulle “discriminazioni”. 

La libertà, oggi, va difesa contro quanti non fanno che sbandierarla, solo per meglio distruggerla.

Davide Cavaliere 

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