Il Detonatore

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L’EDITORIALE – VANNO AGLI UFFIZI CON LO STESSO SPIRITO CON CUI MANGEREBBERO LE LORO DEIEZIONI, SE GLIELO DICESSE LA FERRAGNI (di Matteo Fais)

“La cultura per le masse è un’idiozia/ la fila coi panini davanti ai musei/
mi fa malinconia”.

Giorgio Gaber, La razza in estinzione

Che situazione! Se fossi un insegnante, probabilmente mi sparerei. In alternativa, organizzerei una Columbine per soli docenti arrabbiati con i propri studenti – dai, coglionazzi, è una provocazione.

A ogni modo, bisogna riconoscere che chiunque abbia a cuore la sorte di questo infimo Paese, vedendo quanto sono aumentati gli ingressi in generale, e di giovani in particolare, agli Uffizi, dopo la puntatina notturna di Chiara Ferragni, dovrebbe risolversi a farla finita. Niente è salvabile, in Italia e nel mondo occidentale. Forse solo quelli che fanno vestire le loro donne da capo a piedi potrebbero arginare il degrado imperante, se non fosse che il loro senso estetico è pari a quello di una talpa – gli Uffizi, poi, li farebbero saltare in aria, date tutte le idee di merda che hanno in testa per via della religione. 

Il fatto, comunque, resta: la gente è entrata in massa – si fa per dire, perché non sono neppure numeri da discoteca il sabato sera – solo perché un’influencer ha pubblicato un paio di foto e di storie su Instagram, quella specie di social fatto di culi in mostra e oscene torte preparate da qualche casalinga incapace. Devastante. Aberrante. Mortificante. E voi direte pure “Ma dai, in fondo, la Ferragni ha dato un buon consiglio, ha trasmesso un messaggio positivo, altrimenti molti di quei ragazzi non ci sarebbero mai entrati in tutta la loro vita là dentro”. Ma non dite stronzate! Quei giovani non sono andati a visitare un museo, lì dove li dovrebbe portare il cuore, ma nel posto indicato dal loro idolo. E chi è costei? Una che in vita sua non ha mai fatto un cazzo di buono, salvo accumulare soldi grazie ai deficienti. Se quella avesse consigliato ai poveri dementi che la seguono di andare a casa di zio Ciccio Ubaldi, a Napoli, per leccare il cesso di casa sua, loro l’avrebbero fatto. La Ferragni non ha fatto fare ai suoi follower un passo avanti che uno nella scala evolutiva. Si è scattata due foto in loco e una manica di cerebrolesi si è mossa automaticamente. Similmente, se avesse detto che ogni giorno si trastulla pisciando in bocca al marito Fedez, avremmo avuto un incremento della pratica nota come golden shower. Non vi dico se avesse suggerito loro di mangiare la merda. Le centoventi giornate di Sodoma di Pasolini sarebbe diventato un film per tutta la famiglia, come Una poltrona per due

E voi sareste contenti del fatto che i vostri figli seguano una – che poi, fosse almeno una strafiga, ma neppure quello – che passa dalla pubblicità di un abito, agli hamburger, per arrivare infine ai famosi musei fiorentini? La verità è che non sono sangue del vostro sangue per niente – e “il sangue non è acqua”, diceva Totò. Infatti, anche voi, che forse siete appena un filino meno dementi, pensate: “ma che bello, finalmente quel somaro di mio figlio, grazie alla Ferragni, andrà in un museo”. LA CULTURA, LA CULTURA! Già, questo mito che vi hanno messo in testa. “La cultura è importante”. Così vi è stato detto e così ripetete, senza aver mai riflettuto sul perché. Persino se leggete, lo fate per lo stesso motivo per cui indossate una mascherina anche a fine luglio: perché così vi è stato detto di fare, perché è meglio secondo i competenti a cui voi ubbidite senza un minimo di senso critico. E quindi varcate l’ingresso di un museo, perché noto, perché tutti ne parlano. E, allo stesso modo, prendete in mano quel libro, perché leggere fa bene – come fare ginnastica -, perché ha vinto il famoso premio di sto cazzo e perché l’autore parla sempre da Lilly Plastica Gruber… Ah, quanto sarebbe meglio una sana e sempre cara ignoranza, quella di chi non fa neppure finta di sapere, ma evita di ripetere come uno stupido pappagallo, come uno dei tanti follower di Chiara Ferragni.

Matteo Fais 

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