Il Detonatore

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LA BELLEZZA NON SALVERÀ IL MONDO ASSASSINATO DAGLI INFLUENCER (di Davide Cavaliere)

Due corpi abbracciati in un letto, vestiti di tutto punto, morti. Sono Stefan Zweig e la sua seconda moglie, Lotte Altmann. Si sono suicidati ingerendo una dose fatale di Veronal. È una domenica pomeriggio del 22 febbraio 1942. Stefan e Lotte non riescono a superare la visione di un altro suicidio, quello dell’Europa. Nel suo capolavoro, Il mondo di ieri, Zweig ha raccontato la magnifica e crepuscolare decadenza della Belle Époque. 

Lo scrittore austriaco credeva che la cultura e la bellezza avrebbero salvato il mondo e redento l’uomo. Noi contemporanei soffriamo della medesima illusione. Ci felicitiamo all’idea che una “influencer” abbia fatto aumentare le visite a uno dei musei più grandiosi del mondo, stimolando l’interesse per l’arte.

Qualcuno si è convinto che a una generazione assuefatta dai social media possa imparare ad amare le creazioni artistiche con una singola visita a un museo. Il senso estetico è un muscolo intellettuale che va allenato costantemente, pena l’atrofizzazione irrecuperabile delle fibre che lo compongono. Per quanti hanno sprecato il proprio tempo dietro a flash di ricchezza esibita, mode orrende, consumismo volgare, non servirà un giro agli Uffizi, intermezzato da selfie continui, a stimolare l’amore per la storia e l’umanesimo

Quell’aumento di visite, la cui rapidità dovrebbe far riflettere, non è un anelito alla bellezza, ma un riflesso condizionato di pavloviana memoria. Se per andare nei musei abbiamo bisogno della spinta di Chiara Ferragni, allora siamo già persi. Accalcarsi in un tempio dell’arte per ragioni che esulano dall’interesse per il Bello, ma solo per “fare come la Ferragni”, è inutile e demenziale. 

Chi ha avuto la spiacevole esperienza di osservare una comitiva di adolescenti in visita a un museo, conosce bene il loro totale disinteresse per ciò che li circonda, sono risucchiati, continuamente, dal vortice digitale di Instagram. Quanti si sono accalcati agli Uffizi, dopo la visita della moglie di Fedez, non saranno stupefatti dalla bellezza delle tele, dal profumo dei colori e dalla frescura di sale antiche, presteranno attenzione solo alle “stories” del prossimo, ignorante come loro. 

Lo stato di cose attuale manifesta il fallimento delle scuole e delle famiglie. Karl Popper si chiedeva come una maestra potesse concorrere con la televisione. Ora i docenti sono surclassati dai social e dalla loro forza d’attrazione stregonesca. Cosa può un un’attempata insegnante contro la serotoninica gratificazione di mille like? Nulla. I giovani italiani hanno deciso che Chiara Ferragni precede Giotto e Michelangelo nella classifica dei tesori nazionali. 

Il tedesco ha una parola per descrivere la nostra situazione, Geschichtsmüde, la stanchezza della storia. Un esaurimento morale che si manifesta nell’aspirazione a dimenticarsi di sé stessi e della propria civiltà. Fotografarsi con alle spalle la Nascita di Venere, ignorando tutto ciò che le sta accanto o intorno, sarà la nuova moda dell’estate. Nuova versione di quelli che fanno la fila davanti alla Gioconda, perché la si è vista stampata su magliette e tazze, perché famosa poco più di un’influencer. 

Finita la giornata al museo torneranno a inquinarsi con le rime ridicole della musica trap o con foto di culi e addominali. Il ricordo della bellezza osservata sarà sommerso dal pattume quotidiano nel quale sguazzano felici. Qualcuno dirà: “almeno gli Uffizi hanno incassato soldi”. Certo. Ma è una magra consolazione.

Davide Cavaliere 

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