Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

IL MONDO PURO E SANIFICATO DI MILLENIALS, SESSANTOTTINI, E SNOWFLAKE

L’aspetto demenziale della nostra epoca consiste nel voler eliminare il lato negativo dello stare al mondo, ovverosia il dolore, il conflitto, le offese, l’alea. Ma purtroppo per le anime belle, nel nostro mondo, il negativo è preponderante rispetto al positivo.

La felicità e la soddisfazione sono eccezioni, non regole. Se si osserva con freddezza l’universo, anche quello animale e vegetale, viene da pensare, come antichi gnostici, che il mondo sia opera di un dio malvagio.

Le impressioni cattive si formano più in fretta e sono più persistenti rispetto a quelle buone. Gli improperi ci convincono in misura maggiore dei complimenti. Tutto ciò che ci addolora, ha più influenza su di noi di quello che ci rallegra. Un brutto ricordo o un pensiero nero possono rovinare un momento felice, ma raramente accade il contrario. La nostra mente dà precedenza alle brutte notizie e in ogni uomo albergano pulsioni maligne.

L’uomo è da sempre un animale che lotta per difende il territorio, come spiega bene questa canzone dei Sepultura

Il male viene da dentro, dal profondo della nostra psiche, è ciò che la millenaria saggezza cristiana chiama “peccato originale” e che Freud nominò “pulsione di morte”. L’umanità è, per sua natura, aggressiva ed egoista. Aggressiva perché egoista. Uno dei componenti della nostra mente è anche il piacere di fare del male. Il dolore altrui ci fa sentire potenti. Per secoli, uomini, donne e bambini hanno assistito a spettacoli cruenti nelle arene e a esecuzioni pubbliche nelle piazze, reclamando sangue e torture sontuose.

L’uomo moderno, disabituato a una violenza così esplicita, non sfugge al meccanismo psicologico sotteso alla pubblica esecuzione. La Schadenfreude, il sottile piacere che proviamo davanti alle disgrazie altrui, è qualcosa di cui facciamo spesso esperienza. A ben vedere, però, senza lo spettro delle emozioni negative non sarebbe possibile la nostra sopravvivenza. Senza il male non saremmo uomini, ma compiaciute ed ebeti divinità.

Siamo noi e la nostra storia, una storia di ferocia, trincee e schiavitù. Oggi assistiamo, nuovamente, alla comparsa di un popolo di fessi che rinnega la storia e vorrebbe redimere il presente, nell’illusione di essere superiori alle passate generazioni.

I Millenials, al pari dei sessantottini, vogliono un mondo puro e sanificato; inoffensivo e con gli angoli smussati. Le parole «cattive» vanno abolite, così come le statue che possono offendere le «sensibilità». Anche la virilità non piace ai fiocchi di neve del momento, ha in sé caratteristiche di coraggio e lotta che spaventano e feriscono. Trattasi di una generazione che vuole eliminare il dolore e l’ansia della morte che l’esistenza porta con sé: nascondiamo i vecchi negli ospizi, pratichiamo l’eutanasia ai malati, cremiamo i defunti per evitare la presenza del cadavere, la rigidità delle membra che manifestano la morte. Il cancro è solo un «brutto male» e il caro è «mancato». Niente ciechi, storpi, moribondi, neanche nel nostro lessico. Evitare il dolore non ci rende migliori, solo imperfetti. Per essere lenito e consolato, il male dev’essere conosciuto.

Uno dei brani più famosi della band trash metal Slayer, il cui argomento è proprio l’insinuarsi della follia e del negativo nell’essere umano

Al contrario, oggi, tutto deve essere carino, conviviale, positivo, rassicurante e rilassante. Dobbiamo sempre stare attenti a non dire ciò che potrebbe nuocere la sensibilità del prossimo, in nome del rispetto evitiamo il confronto, che è ricerca della verità. Stiamo rifiutando il confronto con quanto c’è di duro, scomodo e spiacevole nella vita. Evitare il Male, non confrontarci con esso e non comprenderlo, significa rinunciare a crescere. Il Male non si può sradicare, esso è coestensivo della vita.

Il mondo che si va prefigurando è fatto di mascherine, igienismo, politicamente corretto, psicologia casalinga e centri benessere. Una società che durerà un battito di ciglia.

                               Davide Cavaliere

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