Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

FELTRI E UNA MAFIA CHIAMATA ORDINE DEI GIORNALISTI (di Franco Marino)

La vicenda di Vittorio Feltri è emblematica di come la stampa sia uno dei più asfissianti tentacoli della piovra che sotto il peso della sua totalitaria autorità soffoca questo paese da settantacinque anni che è l’Ordine dei Giornalisti.
Sulla vicenda in sè dirò poco perchè assomiglia a tantissime altre (Sallusti, Renato Farina etc. che si sono già viste).
Se si ritiene – ma io non credo – che Feltri abbia commesso dei reati, è giusto perseguirlo penalmente.
Proporne la censura, la radiazione dall’Ordine e, di fatto, la fine della sua carriera, è tipico di quella mentalità totalitaria che alberga oggi in certe frange del giornalismo e della politica italiana.
Ma per introdurre il tema, sono costretto ad annoiarvi con un po’ di cavoli miei, non fosse altro che per il fatto che le mie pagine di Facebook non sono altro che la prosecuzione di quello che fu il mio primo blog, aperto nell’ormai lontano 2003.

Dal 2003 al 2010 ho avuto un blog che, in sostanza, pubblicava post e graffi giornalieri come li pubblico qui, ossia quello che io pensavo della politica ma non solo.
Un bel giorno vengo contattato da una giornalista piuttosto importante, area PD, la quale mi intima di chiuderlo altrimenti mi denuncia per esercizio abusivo della professione giornalistica.
Motivo? Quello che io stavo facendo, secondo la cretina, non era un semplice blog nel quale pubblicavo giornalmente la mia weltanschaung, limitandomi al massimo a guadagnarci qualcosa da Google Adsense (niente di che, però i miei 400-500 euro mensili li facevo) e totalizzando circa 10.000 visite uniche giornaliere, che non erano numeri malvagi ma neanche i grandi numeri di un quotidiano: erano i numeri di un blog che godeva di un relativo non disprezzabile successo ma che rimaneva una realtà periferica sia della blogosfera che (ci mancherebbe) dell’informazione italiana.
No, secondo lei, il mio era un giornale a tutti gli effetti e secondo lei io stavo compiendo un esercizio abusivo della professione di giornalista.
Per cui, sempre secondo la cretina, io avrei dovuto dapprima acquisire il titolo di giornalista pubblicista – tradotto, andare a lavorare GRATIS presso qualche giornale per un paio d’anni e totalizzare un tot numero di articoli che poi il direttore avrebbe finto di pagarmi dichiarando il falso con l’Ordine dei Giornalisti che CONOSCE BENISSIMO la piaga ma NON INTERVIENE – e poi avrei potuto riaprire il mio blog. Oppure avrei dovuto assumere un direttore fittizio, a qualche migliaio di euro al mese (con tutte le implicazioni giuslavoristiche che ciò avrebbe comportato), che sarebbe divenuto il direttore del mio blog e che, va da sè, avrebbe potuto tranquillamente interferire con la linea politica dello stesso, con la scusa che ne era responsabile penalmente: un iter che ha senso sopportare se sei un editore che vuole creare un polo dell’informazione ma non ne ha alcuno se sei un semplice blogger.
Di andare in causa con la tizia in questione non avevo alcuna intenzione, non fosse altro che per la durata pluriennale della causa e i relativi costi.
Così chiusi il mio blog – se me ne fossi impippato, avrei dovuto pagare multe e rischiare finanche la galera – ed ecco a voi Franco Marino, blogger di facebook che poi diventa articolista de Il Detonatore, che nasce proprio dall’esperienza del vecchio blog.

Ma non è soltanto la mia insignificante vicenda personale ad ispirare la mia personale campagna contro l’Ordine dei Giornalisti: è l’indignazione nei confronti di una casta nella cui perpetuazione e nel cui mantenimento si schianta tutta la credibilità di un’intera categoria professionale.

A tal proposito, la prima cosa che va detta – e che non vi dice nessuno – è che l’Ordine dei Giornalisti è INCOSTITUZIONALE.
L’art.21 della Costituzione recita con chiarezza “la stampa non può essere sottoposta ad autorizzazioni e censure”. Cosa vuol dire questo? Che se in Italia esistesse un Presidente della Repubblica che fosse davvero il garante della Costituzione e se la Corte Costituzionale fosse una cosa seria e non una congrega di pagliacci politicizzati, l’Ordine dei Giornalisti semplicemente SAREBBE STATO ABOLITO in quanto INCOSTITUZIONALE.
So benissimo che ora mi citerete la sentenza della Cassazione che negli anni Sessanta, di fatto, legittimò l’Ordine dei Giornalisti e mi tirerete fuori cretinate da legulei da un euro al chilo legate all’interpretazione della norma costituzionale che in realtà voleva dire questo o quell’altro: ma non mi fregate.
L’articolo 21 è uno dei – peraltro pochi – articoli della Costituzione che non si prestano ad interpretazioni equivoche: “La stampa non può essere sottoposta ad autorizzazioni e censure”, indi per cui i giudici costituzionali che hanno legittimato l’ODG, hanno emesso una sentenza INCOSTITUZIONALE. Punto e basta.
Va da sè che l’Ordine dei Giornalisti è proibito anche dalla Costituzione Europea, così che se qualcuno decidesse di rivolgersi a Strasburgo, potrebbe tranquillamente ottenere lo scioglimento dell’Ordine dei Giornalisti mediante intervento delle corti di giustizia europee, con buona pace di quei giornalisti europeisti che “L’Europa è il nostro futuro, l’Euro è irreversibile” e pur tuttavia non vi diranno mai che l’ODG è proibito dal diritto europeo.

Ma c’è di più: l’ordine dei giornalisti NASCE NEL FASCISMO. Sì, avete capito bene. Quella stessa stampa che ogni giorno ci scassa i maroni con il fantomatico ritorno del fascismo, è a difesa ferrea di un ordine professionale che è stato inventato da quello stesso fascismo contro cui addirittura vorrebbero proporre che se ne parli in maniera obiettiva, rispolverando leggi Scelba e Mancino.
Tutte le ridicole leggi che oggi gestiscono il panorama giornalistico italiano, DIFESE DALLA STAMPA ANTIFASCISTA, nascono col fascismo.

Accadeva che Mussolini, come tutti i dittatori, doveva in qualche modo gestire la stampa e poter colpire i direttori dei giornali. Per evitare che gli articoli venissero scritti da esuli per lettera, (o che il direttore si giustificasse in questo modo) Mussolini decise che OGNI articolo che apparisse su un giornale era sotto la “potestà” (gli piaceva un sacco questa parola) del direttore della testata. Il quale, va da sè, pagando in prima persona, si trasformava in un controllore, codardo e spaventato quanto inevitabilmente sa esserlo chi teme di pagare per questioni altrui, altra violazione della Costituzione (art.27, la responsabilità penale E’ PERSONALE)
Mussolini temeva anche la nascita di giornali locali, ovvero che proliferassero riviste antifasciste, troppo difficili da controllare tutte se il numero non fosse stato tenuto basso.
Così impose un ordine dei giornalisti, al quale bisognava essere iscritti, e tutta una serie di norme vessatorie alle quali sottostare per poter scrivere su un giornale. All’epoca, del resto, la definizione di giornale era già molto aleatoria, perchè esistevano “fogli”, “gazzette”, “pubblicità”. Allora, al fine di evitare che i messaggi propagandistici si nascondessero dentro pubblicazioni estemporanee specializzate (che so, calcio o caccia, non ho idea di cosa leggessero a quei tempi) Mussolini si inventò pure il “pubblicista”. Una cosa che non è ancora giornalista ma neanche niente, che può fare cose ma non altre.

Quindi, il primo punto da chiarire è che Mussolini crea OGNUNA delle leggi che oggi regolano la stampa, difese a spada tratta dagli stessi autoritari pennivendoli che vogliono tappare la bocca a chiunque non voglia unirsi alla propaganda antifascista.
Non mi risultano campagne stampa per l’abolizione di queste leggi e dell’ordine dei giornalisti da parte degli antifascistissimi giornalisti vicini all’area PD. Perchè? Perchè si tratta di una CASTA, la cui continuazione fa comodo ai giornalisti stessi, che temono la libera nascita di giornali, fuori dal loro controllo, e con essa la loro scomparsa per colpa della concorrenza.

Il secondo punto è che le leggi che si occupano di stabilire se un blogger possa configurarsi come articolista o come semplice blogger, sono volutamente costruite per dare ad un giudice un enorme potere interpretativo, col risultato inevitabile di dare ad un burocrate che non risponde a nessuno delle proprie decisioni (che potrebbero essere formulate mediante ricatto o corruzione) il potere di stabilire se quel che voi fate è giornalismo o se state dicendo ciò che pensate e basta.
Avrete notato girando per i siti web che presso alcuni potrete trovare un disclaimer che recita più o meno così “Questo portale non è una testata giornalistica perché non pubblica contenuti con cadenza fissa”.
Domanda: quali criteri vengono adoperati per stabilire la fissità delle pubblicazioni? Nessuno. Risultato? Il giudice, godendo di un enorme potere interpretativo, può stabilire tanto che voi facciate un’attività “fissa”, pubblicando una volta a settimana, tanto che voi non la facciate pubblicando tutti i giorni.
Ossia l’antitesi del diritto. Che nasce proprio per “dare certezza”.

Questo vi spiega come mai il tema dell’Ordine dei Giornalisti e, in generale, di tutti gli ordini professionali, sia da me molto sentito: perché è sistematicamente quando si va a toccare i privilegi di una categoria che possiamo capire la faccia di bronzo di chi di giorno blatera di libero mercato, salvo poi di notte difendere la propria corporazione.
Nella vicenda relativa alle proposte di abolizione dell’Ordine dei Giornalisti, possiamo assistere all’estrinsecazione di tutto il peggio dell’ipocrisia del giornalismo italiano, che si dice europeista, che monta la guardia contro il fascismo a difesa della Costituzione (con la C maiuscola), che ogni giorno ci dice che dobbiamo svendere e privatizzare, che è pronto con le sue truppe cammellate trasversali a dare del dittatore a chiunque capiti a tiro ***dimenticando che l’ordine dei giornalisti è un’invenzione del fascismo, che l’ordine dei giornalisti (e in generale qualsiasi ordine professionale) è l’emblema dell’illiberalismo e dello statalismo e che soprattutto è INCOSTITUZIONALE E PROIBITO DALLE NORMATIVE EUROPEE***.

Ma l’Ordine dei Giornalisti non è soltanto una limitazione (RIPETO: INCOSTITUZIONALE) della libertà di propagazione del pensiero da parte del cittadino, non è soltanto lo stagno nel quale affoga la congenita e sepolcrale ipocrisia di un’intera categoria professionale ma è anche la ragione per cui oggi esiste ancora un giornalismo da terzo mondo: solo chi sa di far parte di una casta, può tranquillamente decidere di diventare uno scherano del potere senza pagarne dazio mentre con una concorrenza davvero libera, trionferebbero solo quelli che raccontano le notizie vere, indipendentemente dal punto di vista proposto.
Se l’Ordine dei giornalisti venisse FINALMENTE abolito, un’intera classe di pennivendoli che per decenni hanno raccontato balle (nascondendo ai lettori, ai quali fanno lezioni di antifascismo, la natura FASCISTA di tale ordine) sarebbe costretta a trovarsi un nuovo lavoro perché dovrebbe confrontarsi con un enorme sommerso, fatto di blogger e di giornalisti freelance, presso i quali oggi vi sono le UNICHE tracce di vera e indipendente informazione e che possono essere messe a tacere IN QUALSIASI MOMENTO.

E’ solo la concorrenza che garantisce la qualità.
Le corporazioni creano solo una classe autoreferenziale di baroni che l’unica cosa che sanno fare è, grazie all’esiguità del proprio numero, alzare all’infinito i prezzi e depauperare la qualità delle proprie prestazioni.
Una società è davvero liberale quando consente a tutti di poter scegliere chi e ciò che vuole E ASSUMERSENE LE RESPONSABILITA’.
Non è una questione di difendere Vittorio Feltri che non ne ha bisogno.
Il punto è che gran parte dei mali che stanno distruggendo questo paese, nasce dal giornalismo italiano che, oltre ad essere una discarica a cielo aperto che produce propaganda radioattiva, è una delle corporazioni più violente e autoreferenziali che esistano e che quindi merita tutti gli insulti che ogni giorno, sui social, gli vengono tributati.

FRANCO MARINO

3 commenti su “FELTRI E UNA MAFIA CHIAMATA ORDINE DEI GIORNALISTI (di Franco Marino)

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