Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

MICHELA MURGIA, WANNABE LUCARELLI (di Franco Marino)

Lo scontro tra la scrittrice Michela Murgia e lo psichiatra Raffaele Morelli

Michela Murgia negli ultimi anni è assurta ad archetipo del femminismo e le sue affermazioni (la “matria” o il “fascistometro”) a metà equidistante tra l’ironia e la psichiatria hanno portato alla luce un personaggio che pur tuttavia, nel suo muoversi sul costante filo della provocazione, non mi ha mai convinto.
Solo che l’impressione è che oggi il femminismo, sia pure partente da nobili intenti, sia sfociato nello sfogatoio delle represse che hanno avuto brutte delusioni amorose.
Sorprenderò alcuni tra i miei lettori che sono ideologicamente collocati all’opposto della scrittrice: Michela Murgia non è affatto una stupida.
Noi oggi la perculiamo per le scemenze che scrive ma c’è stato un tempo in cui lei non era affatto così.
Avendo contatti molto stretti con la zona di Oristano (lei è di Cabras che è a pochi passi), ho conosciuto alcuni che l’hanno conosciuta e ne sono amici stretti e che ad una mia specifica domanda (“ma la Murgia ci è o ci fa?”) mi hanno in un certo senso confermato un quadro di lei che a me per la verità è parso tale sin dal primo momento. Ossia una donna molto ma molto intelligente che tuttavia ha subito una grossissima delusione che l’ha cambiata profondamente. Sino a produrre gli eccessi da psichiatria che oggi leggiamo.
Un suo caro amico in particolar modo mi ha detto una cosa che mi ha colpito: “Lei si è impigliata nei fili della sua stessa grandissima intelligenza”.
Quello della Murgia, in effetti, è un caso abbastanza archetipico di donna ferita da un uomo, il cui trauma degenera, dunque, in un’ossessiva misandria affine ad un generale abbracciamento di valori e idee propri del complesso progressista di cui lei si fa propagandista.
Un tempo non era così.
Michela Murgia, prima di essere la generatrice automatizzata di supercazzole misandriche, era un’eccellente blogger, di formazione fortemente cattolica, le cui riflessioni l’hanno poi portata a scrivere un libro “il mondo deve sapere” da cui è stato tratto un film “tutta la vita davanti”, che ha avuto un grandissimo successo (come il libro del resto) e dove viene raccontato con grande humour e sapienti riflessioni, quell’orrendo universo che sono le aziende che si occupano di telemarketing.
Era nata insomma una fior di scrittrice.
Poi è accaduta una cosa molto semplice: ha sposato un uomo che l’ha molto delusa e lei invece di trarre le conclusioni che una persona risolta trae di solito da una circostanza del genere (“ho conosciuto uno stronzo, amen, ci saranno altri uomini”) ha sfogato contro l’universo maschile (la matria e la patria, il patriarcato) la conseguente delusione, facendosi portabandiera di tutte quelle donne ferite da esperienze con il mondo maschile e che hanno trovato in un nazifemminismo da psichiatria una sorta di valvola di sfogo, senza minimamente porsi il problema che in realtà molti cattivi uomini siano semplicemente cattive persone indipendentemente dal genere (e conseguenzialmente, dunque, vi sono anche cattivissime donne) naturalmente saltando l’ipotesi che dietro certi sfoghi possa nascondersi l’oggettiva delusione e semplicemente la frustrazione di chi non è riuscita a tenere con sè il proprio partner. E in generale, di quanto convenga, a volte, ascoltare l’altra campana.
Lei narratrice di grandissimo spessore, un autentico talento, ha tentato, attingendo da un certo macchiettistico progressismo umanitarista, di riciclarsi influencer, aspirando a diventare una sorta di Selvaggia Lucarelli campidanese, non avendo – e questa non è ovviamente una sua colpa – l’immagine sensuale e il carisma dell’originale (perchè il successo della Lucarelli, non raccontiamoci balle, viene influenzato anche dalla sua indiscutibile avvenenza) e dunque la conseguente attrattiva, quando avrebbe potuto essere molto più semplicemente Michela Murgia e l’avremmo potuta apprezzare molto di più.
Michela Murgia è così diventata Wannabe Lucarelli quando poteva essere una brillantissima intellettuale, l’ennesima di una regione, la Sardegna, che è forse una delle poche che nella grande crisi della cultura italiana, ha continuato imperterrita a produrre teste di grandissimo spessore.
Che peccato.

FRANCO MARINO

Un commento su “MICHELA MURGIA, WANNABE LUCARELLI (di Franco Marino)

  1. Ho capito ….ma al di la delle conoscenze meramente intellettuali dalla descrizioni che fai ne viene fuori una stupidotta se pur ….dotata un tempo di finezza e logica e sapienza ora dice minchiate sopra ogni logica e come tale risulta un esaltata ….e perciò lasciamola nella sua broda sperando che si recuperi con un uomo che la ami veramente e che la faccia rinsavire ..

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