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SERGIO SYLVESTRE. QUANDO IL PROBLEMA NON E’ ESSERE DI COLORE MA ESSERE SOMARI (di Franco Marino)

Sergio Sylvestre durante la pietosa esibizione poco prima della finale di Coppa Italia

Non sono sospettabile di razzismo.
Ho esultato come tutti quando Balotelli con due gol da cineteca piegò a Varsavia quella Germania che poi due anni dopo stravinse il Mondiale e quando Fiona May conquistò nel 1995 l’oro a Goteborg di salto in alto.
In generale, quando un cittadino, bianco o nero che sia, decide di rappresentare l’Italia, tenendo alta la bandiera tricolore, ne sono sempre onorato.
Nel caso di Sylvestre la questione è diversa. Non stiamo parlando di un atleta che, in cerca di gloria, ha conquistato un oro da ascrivere allo sport italiano ma di un cantante, giunto al successo non con una sana gavetta ma attraverso quella fabbrica di casi umani (la suora, la trans, la bruttona, l’immigrato) che sono i reality. E che, nonostante fosse ben retribuito per la sua pietosa esibizione, ha disonorato l’inno italiano dimenticandone una strofa.
Si dice che una gaffe possa capitare ed è vero. Ma non si capisce perchè, se gente ben più attrezzata di lui, dalla Callas a Pavarotti, quando steccavano venivano presi a fischi e pernacchie – e nessuno si scandalizzava per questo – analoga sorte non vada tributata ad un signor nessuno di cui si celebra solo il colore della pelle, non potendo notare altro, visto che io non sono mai riuscito a trovare niente nella sua arte che lasci il segno, il tutto al netto dell’ennesima operazione di propaganda globalistica.
E non si metta in mezzo Salvini e l’inno d’Italia al Papeete, please. Un conto è l’inno d’Italia in un contesto palesemente goliardico, altro è sporcare l’inno del paese che ti ospita, perdipiù complice di un’operazione dal sapore palesemente politico.
Il problema di Sylvestre non è che è nero ma che è un somaro. E a dirla tutta, il problema non è neanche suo ma di chi l’ha strumentalizzato per biechi fini di propaganda politica.

FRANCO MARINO

Un commento su “SERGIO SYLVESTRE. QUANDO IL PROBLEMA NON E’ ESSERE DI COLORE MA ESSERE SOMARI (di Franco Marino)

  1. Ma essere somari in Italia è un pregio non un difetto e i reality le varie d urso e tutto ciò che non è cultura viene prima della scuola di qualsiasi ordine e grado ..dove
    l’università era una delle più rinomate in Europa e ora siamo il lanternino di coda!!

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