Il Detonatore

Facciamo esplodere la banalità

EMERGENZA UOMO – MANIFESTO CONTRO UNA SCUOLA ASETTICA

Ci hanno ingabbiato nella narrazione dell’emergenza perenne: una farsa, se non fosse la facciata di una moderna tirannide. Però della vera emergenza nessuno parla, perché nessuno la vede: l’emergenza uomo. Davanti allo scempio della ragione, ai cortocircuiti emotivi sapientemente provocati da Governo e media compiacenti, si staglia una massa sempre più informe divisa tra chi segue gioiosamente la corrente melmosa in cui ci vogliono sospingere e chi lancia urla scomposte contro un nemico che però non riesce a mettere bene a fuoco. Poi, qualche voce solitaria – davvero poche – a cui non si concede il diritto che merita perché invidiosi e orgogliosi nella nostra miseria, per un’abitudine alla mediocrità di cui non riusciamo a liberarci.

Iniziamo dalla scuola, uno dei terreni di lotta contro questa idea di emergenza perenne. In Italia, è stata la prima a chiudere per il Covid-19 e non ha più “fisicamente” riaperto. I ragazzi e i loro diritti sono stati ignorati e presi in considerazione solo dopo proteste e mobilitazioni. A non voler fare gli sciocchi pare invece piuttosto evidente che la strategia comunicativa delle istituzioni e degli“esperti” fosse voluta e studiata, con dichiarazioni e successivi dietrofront in seguito alle proteste. Tutto questo all’interno di un più generale modello comunicativo atto a creare confusione, incertezza e uno stato emotivo di ansia e panico, tenendo il popolo e le singole persone allo stadio di infantilismo. Una schiera di bambini impauriti che attendono regole e sicurezze dagli adulti.

Il Governo ha fin dall’inizio delegato le scelte “politiche” ad un gruppo di “competenti”, i quali, non sappiamo se per malafede, o dichiarata ignoranza, non hanno fatto altro che proporre soluzioni sulla base di calcoli matematici che mal si compongono con la realtà.

Le proposte per il rientro a scuola trovano il loro fondamento stabile sulla paura di una “seconda ondata”: vedi distanziamento sociale, uso di mascherine, sterilizzazione degli ambienti scolastici, ecc. La parola d’ordine è “ritorno a scuola in sicurezza”. Appare evidente a chi non è cieco che la situazione attuale viene sfruttata per portare avanti un progetto di cambiamento della scuola che niente ha a che vedere con la pandemia. Un progetto antico, ma che trovava resistenze nelle forze positive del Paese.

Tramontata l’idea di sostituire la “vecchia” scuola con la didattica a distanza per eccesso di rimostranze, ecco presentarsi l’idea di una “nuova” scuola, più moderna, digitale, flessibile, aperta alle realtà territoriali, nella quale la didattica a distanza, cacciata dalla porta principale, fa capolino silenziosamente dalla finestra. Unità orarie di quaranta minuti possono essere partorite solo da chi sembra non essere mai entrato in una classe.

A questo scempio, non si sottrae nemmeno l’università, che sembra destinata a divenire quasi esclusivamente online. Questo da un lato può sembrare una “democratizzazione” del sapere, con l’abbaglio del contenimento delle spese per le famiglie, ma condurrebbe a preferire le università più famose a scapito del pluralismo, già ora assai compromesso. E che dire della naturale socialità fra studenti di diversa provenienza e cultura, sale imprescindibile per la formazione umana e di un robusto pensiero critico? Siamo certi della chiara volontà del governo di farne a meno. È il progetto per formare la futura classe dirigente – che in parte è già tristemente attuale –, una classe infarcita di competenze, ma con scarsissima capacità logica, riflessiva e critica, gioiosamente lanciata sul treno di tutte le ideologie progressiste e liberiste.

Nel nostro Paese si lavora alacremente da oltre tre mesi per mantenere alta la percezione di un’emergenza irreversibile, destinata a modificare radicalmente le nostre vite, il nostro modo di relazionarci, non nella direzione di maggiore consapevolezza e umanità, ma al contrario trasformando il mondo in una gigantesca sala operatoria asettica, dove l’altro è sempre un potenziale pericolo.

Ci dicono che niente sarà più come prima, e in un certo senso è vero: non certamente come lo intendono loro! È entrato radicalmente in crisi un modello di società, un paradigma economico, culturale e ci permettiamo di dire anche medico. È fondamentale parlare di prevenzione, non solo di agenti patogeni, ma di sistema immunitario il “terreno” –, di alimentazione sana ed equilibrata, di stile di vita, di inquinamento atmosferico ed elettromagnetico. Riusciamo a pensare un’idea di medicina che recupera la relazione fra l’uomo e il cosmo? Ci sono già tanti medici che curano tenendo conto di una visione totale della persona e che hanno proposto delle alternative al terrore sanitario di questa pandemia. Vengono spesso additati e perseguitati come “complottisti” e “non scientifici”. Quasi sempre, però, la realtà conferma le loro parole. Sono soltanto le nostre paure che rifiutano una visione più allargata.

Dall’abbattere il “muro del terrore” passano tutte le altre battaglie. Non si può dunque attendere oltre.

Veniamo da decenni di tagli alla spesa pubblica, quindi alla sanità e alla scuola, da decenni di problemi trascinati e mai risolti. La prima inversione di marcia sarebbe proprio tornare a investire largamente in questi due settori. Urgenza che non ha niente a che vedere con l’emergenza, ma con il bene comune. Spetta a chi ha il mandato di governare di trovare le risorse. Anche il paradigma economico che ci ingabbia andrebbe subito messo in discussione.

Costruire un universo culturale alternativo non è una scelta, è un dovere! Certe idee possono crescere solo nel terreno giusto e noi dobbiamo rifiutare il terreno inquinato su cui camminiamo. Siamo giunti ad aver paura del contatto fisico tra di noi, ci hanno deformato persino lo sguardo sull’altro. Tanto basterebbe a vedere mozzate in pubblica piazza le teste dei vivi e, invece, abbattiamo le statue dei morti. Ma noi dobbiamo andare ancora oltre questa polarità distruttiva tra Reazione e Rivoluzione. Una sola strada chiama gli uomini di sano intelletto: la Restaurazione. Tutti gli altri periranno sul campo.

Massimo Selis e Belinda Bruni

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