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FARE A MENO DELLA POLIZIA? L’UTOPIA IDIOTA DELLA SINISTRA

A Seattle esiste una zona cops-free chiamata Capitol Hill Autonomous Zone (CHAZ). Una comune anarco-comunista senza alcuna autorità né divisa, una versione scialba e decisamente «black» della più nota Comune di Parigi.

Le cose non stanno andando benissimo. I militanti hanno invitato nella comune alcuni barboni che hanno pensato bene di rubare le scorte di cibo e fuggire. Ora pretendono rifornimenti, rigorosamente, vegani. In assenza della polizia, pare che un tale Raz Simone stia facendo il ras del quartiere con un Ak-47 insieme alla sua banda. Già diversi attivisti hanno scritto sui social di avere bisogno di armi per difendersi dai loro soprusi. Uno dei leader della comune è già stato accusato di molestie sessuali.

Le utopie sono inferni tinteggiati di rosa, in questo caso un infero scarabocchiato di scritte «Black Lives Matter». Dall’assenza di Stato e autorità collaterali non emerge il paradiso in terra sognato dalla sinistra, ma si ricade in una condizione ferina. Si precipita nell’hobbesiano stato di «guerra di tutti contro tutti».

Marxisti, anarchici, socialisti, antirazzisti, sono accomunati dalla convinzione che il «male» sia esterno all’uomo, che derivi da un sistema socioeconomico corrotto o da istituzioni oppressive. Ritengono che basti eliminare la disuguaglianza sociale per porre fine al crimine e alla violenza.

«All Cops Are Bastard» è lo slogan che ha unito la sinistra radicale di tutto il mondo. Nella loro visione allucinata, la polizia è uno strumento «oppressivo» della classe economica e razziale dominante. Eliminando l’oppressione e instaurando la Giustizia, la forza pubblica diventerà inutile. Come i comunisti dell’Ottocento affermano che nella futura società non ci saranno né prigioni né divise, perché nessuno avrà più bisogno di delinquere per vivere.

La sinistra in virtù della sua antropologia ottimistica, per la quale l’uomo è naturalmente buono, continua a ritenere che il crimine sia generato dal disagio e dalla disaffezione sociale, non tiene conto delle inclinazioni aggressive e distruttive dell’animo umano. I criminali sono sempre e solo soggetti economicamente deboli, incapaci di determinarsi in modo consapevole e totalmente schiacciati dalla loro collocazione di classe.

La sinistra erede del marxismo identifica le cause del terrorismo, dell’omicidio, del furto, delle rapine, delle truffe nella sperequazione delle risorse e nel disagio di classe. Non esistono moventi alternativi. In quello che, a Seattle, dovrebbe essere un piccolo Eden, si è regrediti al tribalismo. Possiamo vedere come sarà la società a cui ambiscono i Black Lives Matter e i loro alleati ideologici: non una comunità armonica posta sotto la tutela della Giustizia sociale, ma uno stato di natura clanico e bestiale.

L’essere umano, per natura, tende a essere egoista, a perseguire il proprio interesse a discapito della collettività, a commettere crimini se ha la certezza di rimanere impunito. Le istituzioni sono necessarie a perseguire e sanzionare chi non rispetta le norme, affinché tutti siano indotti all’osservanza delle regole. Un mondo senza polizia, senza eserciti, senza muri, sarebbe un universo di angeli e l’uomo è più simile a una bestia feroce. In queste ore, molti attivisti dell’estrema sinistra se ne stanno rendendo conto, brutalmente.

Gli utopisti, gli egualitari, i socialisti di ogni risma rifiutano di guardare il vero volto dell’umanità, quello incivile e feroce. Cedono all’illusione che l’uomo possa essere ingegnerizzato alla bontà attraverso l’educazione e la redistribuzione della ricchezza, ma le pulsioni «oscure» sono ineliminabili. Il celebre «legno storto dell’umanità» non può essere raddrizzato con un grande programma politico, la benevolenza assoluta non è di questo mondo. Sempre saranno indispensabili muri per proteggere e poliziotti per dissuadere.

La violenza legittima dello Stato tiene a freno quella degli individui, il collasso dell’autorità spiana la strada non alla «liberazione», bensì alla forza bruta della massa anonima e turpe.

                                         Davide Cavaliere

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